Discussione: Ambra
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Vecchio 02-01-2012, 14.45.18   #1
diamantea
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Predefinito Ambra

Un lungo e articolato sogno che descriverò a spezzoni.

A un certo punto sono a casa di mia madre, sta per nascere mia figlia. Non sapevo di essere incinta, non ho nulla preparato ma ho qualcosa del corredino dei miei figli. Indosso una camicia da notte con i bottoni per allattare questa bambina bellissima che nel frattempo mia sorella mezzana mi mette fra le braccia. Ha gli occhi grandi e neri come me, il viso rotondo ma molto particolare, non è la solita neonata, ha qualcosa in più.
Sono molto felice solo mi chiedo chi è il padre, non è il mio compagno ma non ho avuto rapporti con altri uomini. Intanto penso ad allattarla al seno, ha fame. Tuttavia la bambina non riesce ad attaccarsi, malgrado mi esce il latte bianco e caldo, il capezzolo non è abbastanza turgido da permettere la suzione. Insisto con calma, potrei darle il biberon ma voglio assolutamente nutrirla con il mio latte.
Mia sorella mi dice che devo chiamarla Ambra, anche se vorrei mettere un altro nome.
Ora cambia la scena ma la questione è come allevare questa bambina. Ci sono tre soluzioni messe in tre quadrati allineati fra loro.
Il primo quadrato emette dai lati verso il centro degli umori, schiumosi biancancastri, con i quali viene nutrita la bambina, come a dire senza filtri. E' un nutrimento pesante che non va bene, da scartare, la madre che usa questo non è una buona madre.
Nel secondo quadrato ci sono io che allatto ma non ho il turgore giusto per la suzione quindi è un metodo carente pure il mio malgrado la volontà e l'intenzione è buona.
Nel terzo quadrato la madre la affida ad estranei e si toglie ogni responsabilità, metodo ancora più riprovevole.

Infine, il sogno ha la scena del fuoco, io sono condannata pubblicamente al rogo, e lo stanno preparando per me in piazza, vedo già le fiamme accese, ma fuggo sperando di cavarmela, non voglio morire bruciata, così capito in riva la mare, dove la gente fa il bagno, mi butto in acqua pure io e mi ritrovo subito al largo senza possibilità di ritornare a riva per le correnti troppo forti, ma viene un signore anziano camminando a pelo d'acqua con un bastone nero, ma non rigido, bensì flessibile che vibra al movimento. Mi dice di aspettare le stagioni che man mano scansa con il bastone per far finire l'acqua e farmi ritrovare nella sua casa, con mobili antichi, da cui uscire e mi ammonisce che una volta inoltratami al largo nel momento sbagliato non posso tornare indietro ma aspettare la stagione del ritorno.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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