Discussione: Essere padre.
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Vecchio 17-05-2009, 10.20.47   #1
centomila
Ristruttura la casa
 
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Predefinito Essere padre.

Io ho 46 anni e mia moglie 36. Abbiamo 2 figli maschi di 8 e 3 anni. Sono, e ti pareva! pestiferi e tendono a fare quello che gli pare. Sono autonomi, indipendenti, intelligenti (pare molto), volitivi ma, specularmente, irascibili, ribelli, con una lingua troppo lunga. Devono certamente lavorare molto sull'autocontrollo.

Le istituzioni (scuola, chiesa) non lamentano particolari mancanze tuttavia è una continua litania di: non danno retta!

Io sono un padre che punta tutto sul dialogo, cioè sullo spiegare come stanno le cose. Come funziona e come è giusto che sia. Cerco di stare con loro più che posso e insegnare tutto quello che so.

Mia moglie, con malcelata critica, afferma che ho il polso debole: non riesco a comprendere se è vero o se è il solito disco rotto che, pare, tutte le mamme mettano su.

E' forse proficuo alzare sempre la voce (come fa lei), lamentarsi continuamente di loro (e anche di me ) e inserire in famiglia insoddisfazione, frustrazione e quant'altro?

Non è più utile infondere fiducia dicendo: sei una bravo bimbo per questi motivi, tuttavia cerca di migliorare questo aspetto? Non è forse più incisivo dare una sculacciata rarissimamente in modo che quando arriva sia un evento significativo e memorabile?

Il mio combattimento interiore è molto doloroso: ho la terribile paura di sbagliare a calibrare l'educazione. Non posso infatti negare che amo tantissimo quei due diavoletti. Non starò sbagliando per troppo amore?

Qual'è la giusta miscela di autorevolezza? Farsi temere non è forse una facile scorciatoia per ricavarne un'obbedienza tanto cieca quanto inutile? Non bastano le stangate della vita? Ci dobbiamo aggiungere quelle dei genitori?

Sia chiaro non ho paura di erogare le punizioni per le lacrimucce versate ma solo temo di non essere utile.

Scusate per questo thread, in fondo è una domanda troppo impegnativa, tuttavia i vostri pareri sono del tutto apprezzati.
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L'unico vero insuccesso nella lotta consiste nello smettere di combattere.
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