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Vecchio 29-06-2006, 15.56.49   #33
coccinella
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Data registrazione: 22-06-2006
Messaggi: 55
Predefinito riferimento: tradizione tolteca

Anche a me è piaciuto molto questo "utilizzo " della quotidianità per tendere l'agguato a se stessi, che poi va molto d'accordo con il ricordarsi di sè di Gurdijeff, ma gli spunti che si ricavano dai libri di Castaneda sono molti e per tutti i gusti. Mi chiedo però una cosa: Gurdijeff sosteneva, e secondo me a ragione, che chi inizia il percorso è come un carcerato che desidera la libertà, ma che per ottenerla deve avere qualcuno che, già libero, dall'esterno gli passi la lima per tagliare le sbarre e scappare. E ciò anche in virtù del fatto che noi (uomini all'inizio di un cammino evolutivo, uomini n. 1 o n.2 o al massimo n.3) in realtà siamo una legione, per cui anche quando crediamo di stare veramente lottando per una certa finalità rischiamo di ritrovarci, cammin facendo, proiettati su altri obiettivi. E questo, ahimè, senza accorgesene. Non ti pare allora un po' labile il nostro tentativo di mettere in atto da sole, ad esempio l'arte dell'agguato, senza avere un occhio esterno che possa valutare quanto stiamo facendo, in un modo più obiettivo , l'occhio di una persona più avanti nel percorso e quindi più astuta e più gentilmente spietata di quanto potremmo esserlo noi nei ns. confronti?
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