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Vecchio 09-06-2004, 23.49.35   #1
Uno
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Qualcuno prima di me lo ha già detto, il linguaggio o le parole (tanto per rimanere nel tema vi lascio scegliere quale meglio si adatta al discorso) hanno diversi significati sia per chi parla (in questo caso scrive) sia per chi ascolta (legge). Esempio se dico casa posso intendere l'edificio, la famiglia o addirittura il paese ( ...torno a casa... ) oggi nell'era mediatica potrebbe essere anche "la casa" del grande fratello, certo in teoria nel senso del discorso si dovrebbe capire a quale di queste mi riferisco ma purtroppo non è sempre così (io direi quasi mai), perchè comunque se io intendo casa come edificio e chi mi ascolta intende casa come famiglia a meno che non ci aggiunga un contorno di 50 parole (che potrebbero avere lo stesso problema)oppure un disegnino, il mio messaggio non arriverà. Questo è un problema che si acuito con i tempi moderni in cui le lingue pur crescendo come numero di vocaboli non lo hanno fatto al pari con la richiesta dovuta a innovazioni e allora si sono dovuti riusare le stesse parole per significati diversi.
Qual''è il punto focale di una buona comunicazione? (intesa come proficuo scambio di idee, pensieri, concetti)
Secondo me semplicemente la voglia di comunicare da entrambe le parti, perchè se chi si sta esprimendo non ha voglia di farlo e lo fa controvoglia, chi ascolta difficilmente capirà e viceversa se chi ascolta non ha interesse e lo fa distrattamente chi si esprime potrà sforzarsi finchè vuole ma non comunicheranno. Si potrebbe obbiettare:"Ma se uno non vuole parlare o ascoltare farà a meno!" Purtroppo no difficilmente qualcuno riesce a stare in silenzio, il silenzio è una delle cose più difficili da coltivare e trovare, ( ne faremo una discussione se avrete voglia) per cui si parla per parlare e si ascolta per ascoltare.
Su una conversazione dal vivo la gestualità, l'espressione e altre cose possono aiutare anche molto, ma io credo che non siano indispensabili, dipende comunque dalla volontà di comunicare, volontà che potrebbe anche esserci latente, ma offuscata magari da stanchezza, o da senso di superiorità "è inutile che mi spreco con quello/a lì".
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