Discussione: giudicare gli altri
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Vecchio 17-09-2006, 00.51.11   #32
jezebelius
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Originalmente inviato da Kael
Il giudizio và al di là della constatazione, ossia trae da essa le sue conclusioni. Spesso, per non dire sempre, fermandosi solo alle apparenze e quindi in maniera inadeguata.

Ad esempio, un ragazzo conosciuto da tutti perchè in strada fa sempre rissa con qualcuno, cerca lo scontro, provoca, etc.. Io che vedo la scena, posso avere:
- Constatazione: quel ragazzo molto spesso cerca di fare a botte (meglio se gli giro al largo)
- Giudizio: quello è proprio un teppista che meriterebbe di finire in galera

Come si può vedere la constatazione si ferma a ciò che ho visto, mentre il giudizio trae, dai pochi termini a disposizione, delle conclusioni.

Ma mettiamo ora che io conosca anche altri parametri... ad esempio la vita passata di quel ragazzo, i problemi familiari, un padre violento che fin da quando era piccolo lo menava ogni giorno di santa ragione, lo umiliava, sfruttava in mille modi, pestava la madre davanti a lui etc.. A questo punto, il giudizio "quello è proprio un teppista che meriterebbe di finire in galera" può ancora reggere? O il mio giudizio cambierebbe in un "quel povero ragazzo ha avuto un'infanzia terribile ed è già tanto che si limiti a qualche rissa da poco conto in strada piuttosto che commettere atti ben più pericolosi"? Magari un altro, con un'infanzia analoga, sarebbe stato di gran lunga peggio di lui...

sappiamo talmente poco di noi stessi (la trave), che possiamo metterci a giudicare gli altri (la pagliuzza)?
E perchè, stando alle dimensioni, di noi stessi conosciamo molto meno che degli altri?
Perchè la nostra è una trave mentre gli altri hanno una pagliuzza? (e questo è valido anche al contrario, ossia visti dagli altri anche noi abbiamo una pagliuzza)
Penso proprio per il fatto che gli altri li vediamo costantemente, giorno per giorno, li abbiamo sempre davanti ai nostri occhi... mentre noi ne siamo dietro... e a meno di non fare un attento e volontario lavoro di osservazione su di se, non viene per nulla naturale vedersi...
Secondo me una più corretta condizione di giudizio sicuramente è quella nella quale " vedo " all'istante ciò che il ragazzo mostra. Partendo dalle sue azioni e dunque non fermandomi alle apparenze, considerando anche i motivi a causa dei quali si comporta in quel modo, posso oggettivamente arrivare ad una conclusione. Sempre però partendo dal presupposto che esiste un'apparenza, ovviamente.
Il giudizio quindi risente dei vari parametri; abbiamo più dati a disposizione per poter arrivare ad una considerazione. Farsi una idea, in base a dati parziali, è differente rispetto all'esser certi di quella stessa idea la quale, grazie ad ulteriori elementi si è " affinata " ulteriormente; risente poco, se sono bravo a trascendere, della mia soggettività.
Le dimensioni, della trave e della pagliuzza, secondo un mio punto di vista possono anche essere suscettibili della " lontananza " con la quale si osservano gli altri.
Proprio perchè lontani dalle situazioni e dalle condizioni che caratterizzano chi ci sta di fronte, per un gioco di prospettive si ha questo risultato.
Infatti per vedere la mia trave ( che è più vicina ) faccio difficoltà perchè non possiedo la capacità di osservarmi; pertanto rischio di non vederla.
Al contrario " sono capace " di vedere la pagliuzza nell'occhio degli altri. Ma quella pagliuzza per colui che osservo, sarà anch'essa una trave che anche questo, per se stesso, non riuscirà a vedere.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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