Discussione: Siamo felici?
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Vecchio 07-08-2006, 23.22.16   #28
Ray
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La domanda iniziale del traed è: "siamo felici?". E' decisamente mal posta. Per il fatto che, implicitamente, tente di assimilare un attributo all'essere, come fossero un tutt'uno. Quando invece il vero essere si scosta dagli attributi... ne viene limitato.
Essere felici o infelici sono delle possibilità, quindi strettamente connesse alla mutevolezza, come ha ben chiarito Kael. Sarebbe più corretto dire che abbaimo felicità e/o infelicità.

Inoltre sarebbe il caso di stabilire cosa sia questa felicità... e non stabilirlo per ognuno in modo diverso, ma trovare un punto comune da cui poi possono anche dipanarsi diversità soggettive, per poterne parlare. Uno dice che c'è la felicità, c'è la gioia, c'è il piacere. Concordo. Cerchiamo di capire di che si parla allora, dato che spesso le persone usano i termini avendo un concetto molto vago di quel che loro stesse intendono e nessun concetto di un qualcosa di generale, accomunabile ad altri... tuttavia si pretende di parlarne.

La parola "felice" è antichissima. Il latino "felix", che vuol dire in oprigine "nutriente" è rapportato alla radice ideurgica DHE(I), che rimanda al concetto di allattamento. Felice era infatti assimilato alla condizione del poppante nutrito. Lo stesso poppante, invece abbisognevole di nutrimento, era in-felice. La mancanza quindi della soddisfazione di un bisogno, assimilava direttamente l'infelicità alla sofferenza.

E' evidente che detta condizione è possibile unicamente in condizione non solo duale, ma addirittura di materia manifesta. La felicità ed il suo opposto sono possibilità terrene.

Trascendere detta dualità ci porta a piani non terreni, dove felicità ed infelicità semplicemente non sono manifesti. La dualità non è tale. Dire dunque che la felicità è condizione ed attributo dello Spirito è un'assurdità.

Invece la serenità, che è stata tirata in ballo sia a proposito che a sproposito, è semplicemente assenza di contrasti, mancanza di temporali. E' qualcosa che già si avvicina un pochetto all'idea di trascendere, dato che l'assenza di contrasti prevede l'assimilazione degli opposti.

Chi cerca la felicità, se la trova, otterrà altrettanta infelicità... che se lo racconti o meno.
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