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Vecchio 05-09-2010, 19.12.21   #117
Telemaco
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Originalmente inviato da webetina Visualizza messaggio
Non ho il libro sottomano ma una frase di Ramesh Balsekar dice che al singolo non è dato di conoscere il tutto a cui appartiene. Più che l'esempio della mano citato prima, mi è piaciuto che lui paragona l' individuo alla cellula di un corpo, perfettamente completa e simile per struttura e organelli alle altre diveramente specializzate e capace di riprodursi, ma alla quale non è dato di conoscere l'intero corpo a cui appartiene.

Ammesso ora che anche quì sia tutto determinato dalle leggi della genetica, dagli accadimenti casuali(sempre tra virgolette) esterni, così da potere escludere la benchè minima libertà di azione della singola parte, cosa che potrebbe avermi anche convinta(potrebbe), mi chiedo a questo punto cosa cambia nella vita di ognuno di noi.
Si, ok, ammetto anche che ora sarò al limite consapevole e osservatrice di ciò che mi accade come evento in cui la mia volontà non ha preso parte contrariamente a quando mi illudevo del contrario.
Potrei pensare allora di potere ritornare serenamente alle mie domande, a darmi le risposte, senza la utilità e il fastidio di chiedermi "chi" , elemento iniziale che ha scatenato la discussione.

Alla fine "chi" è saltato fuori? Sono stata tutto il tempo col fiato sospeso. E conosciuto "chi"... avrei da chiedere ancora, a che mi serve, alla luce del fatto che sono risultata una sequenza di azioni reazioni predeterminate.
Sono d'accordo che l'esempio di Balsekar è molto più bello, quello della mano si è sviluppato sulla falsa riga a partire da un esempio di UNO.

Ma la tua domanda "mi chiedo a questo punto cosa cambia nella vita di ognuno di noi " è più che lecita.

Potrei dirti che non lo so, che se siamo arrivati a questa conoscenza un significato ci sarà anche se non ne vediamo il fine.
Per quanto mi riguarda, sono convinto che raggiungere pienamente questa consapevolezza può cambiare il nostro modo di percepire e interpretare la vita.
Dici niente ?
Non cambiare il mondo , ma cambiare la nostra visione del mondo ha diversi aspetti pratici.

L’accettazione di non essere colui che agisce porta ad affrontare la vita con maggior leggerezza.
In senso civico e morale noi dobbiamo sentirci responsabili delle nostre azioni (per quanto ci è concesso dalla nostra programmazione) ma sapere che non siamo responsabili di ciò che siamo e di ciò che ci accade dona un senso di liberazione e di abbandono alla vita che se viene preso con il giusto atteggiamento può darci senso di grande serenità.

Comprendere che non possiamo essere diversi da come siamo (la vera accettazione di sé) ci libera dai sensi di colpa, dai rimorsi, dai rimpianti, dal senso di inadeguatezza e dalla paura dell’insuccesso, tutti fattori che portano sofferenza alla nostra vita.
Tutto ciò che esiste è perfetto ed ha un senso, anche se non comprendiamo il piano di Dio.

Aumenta la nostra tolleranza verso l’altro perché ci rende consapevoli che non esiste niente di personale nei nostri confronti nelle azioni delle persone che ci offendono o maltrattano, siamo tutti attori della commedia di Dio.
Di fatto non possiamo controllare le cose, la vita segue il suo corso, noi dobbiamo fare solo del nostro meglio, quello che sentiamo di voler fare (perchè è la nostra programmazione), senza preoccuparci delle conseguenze, perché queste sono già nel copione.
Imparare è la nostra lezione; per imparare ad essere veramente liberi bisogna prima imparare ad ubbidire....
Accettare incondizionatamente ciò che è e non ciò che verremo che fosse è andare incontro alla propria realizzazione e il modo migliore di evitare ogni delusione e non sottostare alle nostre illusorie aspettative.

Difficile invece esprimere a parole chi è "chi", ma se veramente hai compreso che non è il comune senso di identità della nostra mente è già un buon risultato e ti può servire per applicare quanto sopra.
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