Discussione: La prepotenza
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Vecchio 20-04-2009, 02.02.19   #6
jezebelius
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Io credo, cercando di analizzare la prepotenza per quanto possibile, sia una caratteristica che comunque definisce l'essere umano e ci dice molto di lui, genericamente parlando. La cosa però potrebbe anche evidenziarsi nello specifico.
C'è chi non è prepotente - o almeno non si definisce tale - e per questo combatte ogni manifestazione schierandosi con colui che ritiene inondato da questa pre-potenza. Chi esercita questo modo di fare, di essere affermando il suo controllo per riconoscersi in esso.
Al momento non credo che ve ne siano altre di categorie tranne una dimensione, si potrebbe definire di mezzo, che indica una specie di scala per la misurazione della prepotenza ( e dunque idonea a misurare il modo talvolta passionale con cui si manifesta il proprio comportamento nell'ambito della prepotenza stessa)

Che significa pre-potenza?
Il prepotente, stando all'etimo della parola, è colui che si pone prima del potere. Potremmo dire al di sopra di altri, che ha più potere di altri e che lo esercita o potrebbe esercitarlo, lo utilizza.
Di norma si usa in senso negativo mi pare, tant'è che definiamo prepotente chi assume un certo comportamento - nei nostri confronti o verso altri - per dominare il più debole.

Ed è questo, il modo di manifestarla che fa la differenza secondo me.
Posto che condivido Grey quando dice che probabilmente - anzi certamente - la prepotenza che vediamo negli altri è quella nostra - non nel senso solo negativo, a mio avviso - che tendiamo, col fatto stesso di fare opposizione al Tizio prepotente, di riequilibrare.
Ed è un fatto altrettanto visibile il modo con cui ci si oppone a questo modo di fare altrui.
Di norma quando c'è quello stesso Tizio che urla, si tende a raggiungerlo, urlando a nostra volta, cercando, appunto, di riequilibrare una posizone evidentemente squilibrata.
C'è anche però un modo diverso per tendere ad un nuovo equilibrio che si muove entro limiti definiti nella misura in cui siamo riusciti a trovare un nostro equilibrio interno.

Da ciò, tanto più è forte, saldo, tale equilibrio tanto più le battaglie per portarlo " fuori" avranno il sapore della solidità, della fermezza che tanto manca a chi manifesta, anche se per poco, una prepotenza spicciola, come urlare per affermare un proprio punto di vista ad esempio.
A questo punto, di norma, al prepotente, per potere avere la conferma di quanto ha reso evidente col suo comportamento deve " arrivare" la sottomissione dell'altro; deve percepirne la debolezza altrimenti non si riconoscerà in quel che fa ( ha fatto) e tenderà a manifestarla fin quando non avrà la prova del suo potere: la prevaricazione ovvero la sudditanza del più debole a seguito del suo comportamento.
Il suo equilibrio è stato trovato!

In questo, però, c'è si un equilibrio ma è labile; si fonda non sulla solidità ma su altro.
Chi invece ha gia un suo appiglio, pur rimanendo attento e vigile a tutto ciò che è all'esterno, non ha bisogno di conferme e potrà esercitare una prepotenza " costruttiva", secondo me. Sempre che la si possa definire in questi termini, ovviamente.

Sopra ho detto: " o almeno non si definisce tale". Beh, credo che tutti siano prepotenti ma che la differenza sia il modo di esprimerla, oltre al fatto che chi si schiera col più debole, comunque sta aiutando - o vorrebbe aiutare - quella parte di se che ritiene debole.
Anche in questo caso sarebbe d'obbligo una osservazione ed un'attenzione.

PS: non ho letto Ray
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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