Discussione: Lo sforzo cosciente
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Vecchio 11-04-2007, 14.57.03   #19
jezebelius
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio

...
cosa vuol dire “fare sforzi coscienti”?


All'inizio (e anche alla fine), a mio avviso, il parametro di riferimento può essere una formuletta tipo “ho fatto davvero tutto quello che potevo? Sto facendo realmente il massimo che posso”?



Da un punto di vista diciamo fisico fare sforzi coscienti significa mantenersi sempre ad un livello di stress misurato. Misurato in quanto cosciente. costante tensione autoprodotta e misurata è indispensabile all' “allungamento” (l'esempio dello stretching può essere forse chiarificante).
Ho ridetto misurata... più che misura si tratta di un certo equilibrio con l'ambiente (vedi “equilibrio”) che può essere fonte di stress variabile. Come dire che siamo comunque immersi in un fiume e la corrente che per forza seguiamo è soggetta a variazioni e non possiamo non tenerne conto. Se mi trovo in un tratto dove la corrente è forte, magari perchè mi avvicino ad una cascata, può essere utile fare resistenza alla corrente (ma anche aiutarla... magari si salta oltre la cascata, ma è pericoloso), se invece c'è calma piatta è meglio che nuoto o la corrente non basta a trasportarmi.



Da un punto di vista diciamo energetico si tratta di mantenere una certa vibrazione
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
meglio cambiare quel "fare il massimo" con "sforzarsi al massimo", dato che il "avrei potuto fare di più" potrebbe al limite contenere un errore di valutazione.
Però siamo appunto al limite, io non mi preoccuperei di questo... quando abbiamo realmente fatto il meglio che potevamo? Quasi mai...

L'accenno sul parametro risultati che deve sparire introduceva un discorso nel discorso. Su mi riferivo al fatto che prendere in considerazione il risultato è probabile che falsi il giudizio sulla necessità di sforzarsi al massimo.
Mettiamo che per lavoro faccio una cosa che per riuscire in modo soddisfacente (per esempio per accontentare il datore) mi basti sforzarmi un 10%... la tentazione di dire che va bene così è enorme e si cascherebbe nella logica per la quale il leone dovrebbe misurare il colpo sulla lepre.
Quando invece facciamo una cosa mettendoci il massimo il risultato conta poco. Ma in genere, e soprattutto nel Lavoro a mio avviso, si dovrebbe fare per fare... se si fa per il risultato e si valuta quello invece del lavoro ci si dimentica che lo scopo è saper fare e se so fare il risultato sarà automatico a tempo debito (rileggendo non mi sembra chiaro, nel senso che non so se sono d'accordo con me stesso... bon, aspetto di sentire voi)
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Originalmente inviato da griselda Visualizza messaggio
Spesso il sapere o il dare per scontato il risultato può portare all'immobilismo o ad ottenere sempre lo stesso risultato come se già ne fossimo convinti inconsciamente anche se tendiamo al suo contrario.(e quindi non diamo mai il massimo perchè qualcosa dentro di noi se la racconta)
Non so se riesco a spiegarmi se sei convinto dentro che non ce la fai non ce la farai. è questo il blocco che forse ..... col tempo ad infrangere e di smetterla di accontentarti per godere?
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
Ecco, questo è uno dei punti chiave. La "voglia" è un qualcosa che frena il volere. Particolare che di dica nello stesso modo no?

Se facciamo qualcosa perchè abbiamo "voglia" di farlo che sforzo è? Beh, un po' sforzo può anche essere, per carità, tra l'altro posso anche aver voglia di fare sforzi... ma dura poco di solito. Inoltre c'è un'altra questione: avere voglia spesso implica l'automatismo, perchè quando ho voglia di fare qualcosa mi è più semplice farlo che non farlo. E quindi rischio di dormire pur facendolo (non è detto cmq, è un rischio).
Invece lo sforzo vero sta nel fare qualcosa contro "voglia". Penso che tutti ne abbiano fatto esperienza, capita di dover fare qualcosa che non si ha voglia di fare... in questo caso ci sono due scelte: la faccio e ci metto comunque l'anima ("mi faccio venire la voglia") o la faccio e dentro di me continuo ad oppormi (magari ripetendomi che non voglio farlo e continuando a cercare scuse per smettere o se non posso lamentandomi). In questo secondo caso disperdo una quantità enorme di energie... e quindi dormo.



Chi è che vuole fare e chi è che non ha voglia?
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Vi richiamo l'attenzione a quella S (esse) che c'è prima di forzo... forza...

Un'altro paradosso? Forzo cioè... faccio imprimendo forza... ma anche come necessario... come un forziere per esempio... ma se ci aggiungo quella S davanti mi forzo a fare qualcosa che potrei evitare.

Forzare significa anche rompere... aprire... o costringere verso un'azione... quante apparenti contraddizioni....
Ho cercato di prendere le parti che secondo me possono essere utili ai fini del riepilogo.
Partendo dal basso, " S "- forzare potrebbe essere inteso nella situazione per cui " vado contro " una determinata forza, ad esempio il caso nel quale seguo la corrente e ad un tratto mi " oppongo" , per l'appunto con lo sforzo, cercando di annullare il normale percorso di questa.
Se consideriamo in sintesi lo "sforzo " come un andare contro la " voglia ", poichè come dice Ray avere voglia di fare qualcosa e farla non è sforzo, ossia dirigere un volere altro, questo potrebbe risultare un punto chiave. Si va a rompere uno "schema " che è rappresentato dalla corrente; uno schema al quale molti sono abituati.
A questo punto chi "vuole fare ", ed in questo secondo me si evidenzia il saper fare, è colui che vuole rompere lo schema ossia colui il quale, o quella parte di noi, non desidera più essere soggetto a questa gabbia; colui invece che non ne ha voglia di rompere alcunchè è invece la parte che desidera lasciare invariata la situazione: in poche parole meglio lasciarsi trasportare dalla corrente piùttosto che remare contro, piùttosto che operare uno sforzo.
Sforzarsi quindi potrebbe essere inteso come operare una forza uguale ed opposta al verso, della corrente, al quale siamo sottoposti o meglio di cui facciamo parte.
Ed è per questo verso che si potrebbe, sempre utilizzando il condizionale, identificare lo " sforzo cosciente" sia sotto l'aspetto fisico e sia sotto quello energetico.
Il fatto di " volere" andare contro la normale voglia - quale condizione che ci poniamo per fare o non fare una cosa - è gia di per se una presa di coscienza; dire per assurdo che non ce la si fa perchè non si sa fare un compito, o che so...che non si può fare una opposizione alla corrente stessa, è come ricadere nell'ambito di questo schema/corrente secondo me.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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