Discussione: Macchina da scrivere
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Vecchio 07-06-2008, 23.56.19   #6
Grey Owl
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Ricordo che nel periodo del militare utilizzavo una macchina da scrivere della seconda guerra mondiale...hahaha Ho lavorato per diversi mesi nell'ufficio personale militare dell'accademia di Modena, a parte l'ambientazione di "altri tempi" devo dire che tutta l'attrezzatura dell'ufficio aveva un'aria retrò sebbene attuale.
Esistevano già le macchine da scrivere elettriche in quel periodo, parlo del periodo in cui il commodore 64, lo spectrum e l'apple erano oramai in molte case. Però quando scrivevo a macchina con quella olivetti nera lucida e bombata era come azzerare 20 anni di storia.
A parte gli scherzi era una bellissima olivetti nera con i tasti a bottone ed una meccanica tirata a lustro. Ricordo che il grassetto lo facevo battendo con forza i tasti, il rullo di cauciù era lucido e il pomello per ruotarlo aveva una finitura in madreperla (o così sembrava). Le astine erano a raggiera e mi ricordavano le costole, un anfiteatro di lettere in rilievo (minuscole e maiuscole). Il carrello che col tasto delle maiuscole si sollevava, la leva del ritorno a capo col campanellino (che andai a scovare dentro la meccanica). L'odore dell'olio per lubrificare gli ingranaggi ed i leveraggi. La copertura in lamiera laccata e tutte le parti lucide per l'uso continuato.

Poi durante il periodo lavorativo ho visto passare una serie di macchine da scrivere olivetti che avevano tutte la spina. La prima coi solenoidi comandati dai tasti ed il rullo motorizzato, poi quelle col display lcd blu a sfondo grigio e memoria di scrittura. In quel periodo utilizzavo un pc di programmazione (per il PLC Philips 2130 con processore ad 1bit... maròòòò) che aveva una tastiera a membrana e il display era con la retina ad incandescenza in valvole sottovuoto.

Tornando alla macchina da scrivere quello che mi rimane ancora oggi impresso era quel caratteristico suono che iniziava dal tasto premuto, poi il movimento della leva che corrispondeva all'abbassamento del tasto stesso, poi l'impatto sulla tela (imbevuta d'inchiostro nero e rosso) all'interno di quella finestra di sostegno del nastrino stesso per finire con la leva stessa sul foglio che corrispondeva alla pressione del polpastrello sul tasto corrispondente. Una volta rilasciato il tasto vi era una meccanica di riporto del carrello ad un passo successivo del carattere. Ricordo che a fine carrello dovevi stare attento quando ritornava perchè vi era un certo sbilanciamento di tutta la meccanica...hahaha
Forse riuscivo a fare 10 battute al minuto (mai contate) ovvero leggevo la parola da scrivere, mi piazzavo con la faccia sulla tastiera e uno ad uno cercavo le lettere sui tasti. Quel suono era parte di quel contesto, in uffici dai soffitti alti tre metri e tavoli di legno laccato, l'odore della coccoina (colla col pennello), della carte carbone e dei fascicoli nei raccoglietori con i lacci in tela e le copertine in cartone telato.

OT:
ma vi ricordate la coccoina, sarà che nel tavolo con la macchina da scrivere c'era sempre un barattolino, ma l'associo alla macchina da scrivere.
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