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Vecchio 06-11-2007, 13.32.17   #19
dafne
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
La parte che ho nerettato secondo me descrive uno dei meccanismi alla base della questione, solo che è il giudizio che abbiamo di noi stessi che ci fa ricercare conferme nel giudizio altrui, non viceversa.
Prima ci formiamo una idea falsa di noi, indipendentemente dagli altri. Questa idea inevitabilmente ci vuole perfetti. Poi, come spiega bene Kael, questa idea si riflette negli altri. Se gli altri non ci fossero non troverebbe uno specchio su cui rimbalzare e niente effetto radar. Quindi, grazie agli altri, la cosa ci ritorna al contrario (effetto specchio) ovvero come giudizio degli altri... che però non esiste. E' sempre il nostro solo ribaltato. La preoccupazione è che sia errato (la certezza interiore e sottile che ce la stiamo raccontando).

... il punto di partenza è che giudichiamo, non che non giudichiamo, quindi non basta semplicemente dire non giudicare e non verrai giudicato, la domanda sorge spontanea... dato che giudico, come smettere di farlo? Immagino che basti apportare luce...

Invece non basta. Osservare e vedere in noi questi meccanismi non li toglie. La situazione si modifica questo si, ma la forza con la quale questi meccanismi cercheranno di imporsi può anche aumentare. La falsa personalità mica vuole morire. Quindi si tratta di vederli e di usare lo sforzo di cui siamo capaci per non farli agire a costo, a volte, di procurarsi da soli frizioni dolorose. Per ora non mi viene altro.

..quindi, sono io per prima che, diciamo, mi scopro, e scoprendomi mi faccio un'idea di me, di come sono,di cosa mi piace, di cosa non mi piace? Ma questo giudizio che ho di me dipende solo da me? (siamo sicuri di questo? nell'infanzia e nell'adolescenza non prendiamo forse per vere delle cose che gli altri notano o pensano di notare in noi? magari proprio in virtù del giudicarci per ritrovare riscontri? )
Tu scrivi che è il giudizio che ho di me che mi fa ricercare il giudizio degli altri, per averne un riflesso di conferma si?...o è un'incertezza sul giudizio che ho di me che mi fa cercare una conferma?...voglio dire, se mi sento perfetta, o buona o allegra non ho bisogno di trovare una conferma in Pino o Lina...
mentre se penso di essere, per esempio (scusa ma se non visualizzo una scena la mia mente si intorta e non ne esco più...) una persona fedele....Se lo sono e basta il giudizio degli altri (o il presunto giudizio)mi scivola addosso (o non mi arriva proprio? o non lo cerco proprio?), mentre se mi atteggio a fedele, se vorrei essere fedele ma ogni tanto il pensierino alla scappatella ci va ecc allora cerco nelle persone che ho attorno una specie di riscontro, un capire come vengo vista (e il rifiuto totale a chi lo fà perchè mi ricorda cosa sono?...mmm)..il giudizio degli altri diventa un tentativo di saltare via quella parte di me che si è accorta del desiderio della scappatella ma non lo vuole vedere...
Quel non giudicare o sarai giudicato credo sia più inteso come non guardare gli altri ma te stesso, perchè se non giudichi gli altri è perchè hai compreso quanto fallace sia proprio il giudizio stesso...penso.
Quindi, come smettere di giudicare?
Se stessi prima che gli altri..io mi giudico quando sono attenta a quello che faccio, quando ciò che penso di essere va in conflitto con quello che faccio, allora sbando, mi perdo e cerco mille scuse .
giudicare gli altri diventa quindi una consegunza? un guardare altrove per non vedere se stessi?
Sono una persona fedele, credo che la fedeltà sia un valore importantissimo, non ho bisogno di dimostrare agli altri che lo sono ma questa mia presunta "superiorità" mi porta a giudicare chi non lo è, o chi, secondo me non lo è, quindi non lo sono davvero.. andiamo sul personale che mi spiego meglio
sono sempre stata fedele,non per dovere o per morale ma perchè lo ritenevo giusto...ho sempre guardato a chi tradiva con occhi di dispiacere, e anche di disapprovazione, non avere emesso giudizi verbali non mi ha salvato, mi rendo conto oggi, dall'averli comunque formulati. Ho sempre cercato negli altri conferme e, soprattutto, mi ha sempre fatto arrabbiare molto non trovarne conferma (bel campanello il fastidio...)
poi...mai sentito dire "mai dire mai?"
ecco che dentro la certezza non c'è, ecco che comportarsi come una persona fedele a qualcosa nel profondo non basta (pensieri di adesso non di allora) ecco che convinta di essere una persona retta mi ritrovo a frequentare un uomo sposato e la milionata di scuse che mi dò reggono reggono reggono e poi crollano
io mi giudico e il mio giudizio mina alla base tutte le mie certezze, allora parto in una ricerca spasmodica di scuse "ma si se ti ama...chi vuoi che sia l'altra" "ma si se la sta lasciando...allora non è tradimento" "ma io sono libera io non sto tradendo" , facile trovare qualche donna che è passata per la stessa storia e che nel rassicurare te rassicura anche se stessa.
Ma il giudizio su di me è implacabile e mi fa star male e allora in difesa parte il giudizio su di lui "mi ha preso in giro" "è un bugiardo" ...ecchecavolo...giudico lui per non giudicare me o forse per non accorgermi che stò giudicando proprio me..fino al punto in cui mi accorgo che io gli ho retto il gioco, e assecondare una bugia è come mentire nè più nè meno.
Trovo la mia mancanza, so cos'è la fedeltà, di tendenza lo sarei, ma non sempre lo sono stata...ecco che il giudizio sugli altri cade perchè non posso giudicare e condannare ciò che sono anch'io..il passaggio non è ancora completo, ora non giudico chi è infedele perchè in un certo senso lo sono anch'io, ma questa continua ad essere una scusa...non cerco il giudizio degli altri ma solo per non vedere il mio?
e poi?
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