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Vecchio 15-04-2007, 11.02.57   #3
jezebelius
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Pensavo però al fatto, non secondario a mio avviso, che l'uomo è come se vivesse in una stalla o in un pollaio: mangia tutto ciò che gli si proprina d'avanti.
Sicuramente non solo per il cibo ma per il caso specifico direi che l'inconsapevolezza circa l'assunzione di ciò che si mangia, la necessità di " cibarsi" ossia l'aver perso il gusto intrinseco del cibo ed estrinseco di questo rituale a vantaggio della semplice soddisfazione del bisogno, il tutto mescolato alle esigenze moderne han fatto si che il senso di ciò che si ingurgita sia perso.
Beh..parliamoci sinceramente, non sto dicendo che bisogna ritornare all'età della pietra e cibarsi di radici ma solo che basterebbe, da parte dell'uomo globalizzato, una percentuale anche minima di attenzione al fine di "sapere" di cosa si sta nutrendo. La solita storia che si affaccia quale scusa è ormai consolidata: " che si può fare se sul mercato mettono sta roba, che facciamo non mangiamo?". Questo mi sento dire a volte quando si parla, anche per caso devo dire, di argomenti che toccano la salute in generale.
Ma qui la responsabilità allora di chi è? E' delle multinazionali ( identifichiamole in maniera generica) le quali sono intenzionate a ricavare quanto più è possibile e dunque meno propense a condurre studi e quant'altro, o è il consumatore ( pseudo uomo in quanto più gallina) che è poco incline alla salvaguardia di se stesso?
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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