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Vecchio 06-05-2008, 15.22.30   #4
griselda
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
In effetti il modo di dire mette in risalto l'opposizione tra piacere e dovere, intendendoli inconciliabili... come se non si potesse provare piacere se c'è il dovere e non si dovesse mettere dovere nel piacere.
Nel secondo concordo... se il piacere diventa un dovere sparisce, ce lo perdiamo. Però questo dipende da come viviamo il dovere. Credo che la differenza stia nel sentirselo imporre dall'esterno invece che autoimporselo dall'interno. Nel secondo caso non dovebbe esserci conflitto e può lasciar spazio al piacere.

Una persona che ha il tuo vissuto forse potrebbe passare all'estremo opposto... quello di vivere con piacere ogni dovere (se ci mette del suo nell'assumerseli) e "recuperare" prima di trovare il giusto mezzo, chissà...
Il punto è che nessuno me lo impone sono io ad impormelo, lo devo fare perchè mi tocca, perchè ho dei doveri e delle responsabilità, quindi faccio.
Ma il mio fare è atto ad espletare il dovere anche quando dovrebbe essere un piacere.
Mi piace lavorare il giardino, ho buttato tutto all'aria qualche giorno fa, rassettato, potato, scavato, ho creato i primi passi di quello che dovrebbe essere un giardino roccioso. Ma mentre mi osservavo non trovavo piacere, eppure mi piace il giardinaggio. Avevo foga di finire, perchè avevo tanto altro anche da fare e lavorare la terra è bello ma ti affatica fisicamente, avevo paura di non arrivare poi a fare altro. E non è il giudizio degli altri devo fare delle cose per il buon andamento della famiglia, ma o faccio una cosa o ne faccio un'altra non ho il dono dell'ubiquità mi dicevo. Ma lavoravo come un 'ossessa per finire e così mi perdevo il piacere che avrei dovuto trovare mentre facevo tutte quelle cose. Era come se rubassi il tempo ad altre faccende, se rubassi il tempo a ciò a cui devo dare la precedenza, quando poi era importante anche quello che stavo facendo.

Hai ragione a dire che con il mio vissuto dovrei trovare piacere in ogni dovere, se era questo che intendevi, perchè faccio fatica a volte capire. Ti dirò di più che ho visto che vivo il paradiso l'ho visto e poi l'ho perso e questo mi fa ancora più male, l'averlo visto e non ricordarne neppure il profumo, quel profumo che trasformerebbe tutto in un paradiso di nuovo. Sono arrabbiata con me per questo motivo, sono arrabbiata perchè non ho saputo tenerlo tra le dita, farne tesoro, sono arrabbiata perchè tutto mi sembra scivolarmi tra le dita e solo perchè non sono capace, non ho imparato ancora a fare diversamente. Perchè non riesco a vedere ciò che di bello esiste e qualcosa dentro di me lo distorce, quello che è palese a tutti tranne che a me.
Perchè pare che non imparo ne con le buone ne con le cattive, ho toccato il fondo e poi sono stata schizzata in altro troppo in alto forse per poter comprendere e sono ricaduta in basso ma ferma li a metà ne in basso ne in alto. Ferma. Non voglio compiangermi ma mettere per iscritto che sono arrabbiata con me in modo che non me lo dimentichi. Magari rileggendo me lo rivedo.
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