Discussione: I Figli del Sistema
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Vecchio 27-06-2006, 12.00.18   #7
Laocoonte
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A me sembra di leggere un'elogio alla solitudine... noi-voi... in verita' ci leggo una presa di coscienza che la strada percorsa non porta alla realizzazione del se... rimane col pensiero dietro le barricate, sul fronte... con la baionetta puntata al nemico... che in fondo e' dentro di se'.

La cosa si fa interessante, anche perchè conosco l' autore... tuttavia io penso che il suddetto è semplicemente una persona delusa: lui vede nel ribellarsi un fare qualcosa, non un distruggersi. Quando magari si rende conto che mancano i mattoni per costruire, si incavola e li usa come armi balistiche.
Secondo me lui pensa che il vero diverso è quello che si eleva da ogni massa, anche i cosìdetti ''alternativi'' hanno formato una massa tutta loro e a mio parere l' autore disprezza ciò, quasi come se vedesse nella massa un burattino e quindi facilmente domabile dalle cavolate soprattutto. Forse la pensa come Nietzcke: un singolo è più forte della massa.


Citazione:
Mi trovo d'accordo con il gufetto, lo trovo solamente un modo di essere come ciò che critica aspramente ma senza essere consapevole di interpretare solo il riflesso della medesima società... solo l'altro lato della medaglia.
L'ostinazione ad essere diversi dal gruppo è di per se essere parte del gruppo .... un paradosso che porta con se le stesse dinamiche opposte del gruppo stesso.
Spiegati meglio sulle dinamiche opposte... cioè, cosa fa secondo te questo autore? Non ho capito


Citazione:
Guarda la coincidenza, proprio questi giorni sto leggendo "Due di due" di De Carlo... è ambientato in quelli anni lì e dà del '68 la stessa visione critica e disincantata del passo citato da Uno: il rischio di ogni movimento rivoluzionario, in quanto perchè si oppone ad una certa identità sociale, è quello di strutturarsi esso stesso come identità sociale massificante e autoritaria... rivoluzione francese, rivoluzione d'ottobre, "rivoluzioni" nazi-fasciste... alla fine si cade sempre lì. Nel '68 i gruppetti neo-stalinisti o maoisti leggevano gli stessi libri, citavano gli stessi passi, dicevano tutti le stesse cose e non andavano tanto per il sottile con chi non la pensava come loro... anarchici o fascisti che fossero: li menavano punto e basta!
L' autore sarebbe d' accordissimo con te: infatti vede male la massa e tutto ciò che si proclama rivoluzionario volendo addottare gli stessi metodi della società da rivoluzionare. O è incoerenza o è ipocrisia.

Comunque dopo questo post del 1968 non resisto più... ahahaha sono IO che l' ho scritta! Ieri sera alle 23 e 45 su un' altro forum... Però mi ha fatto piacere che l' hai scambiata per una del '68, non perchè sia di sinistra (lungi da me!!!), ma perchè l' idea che assomigli a qualcosa di storico mi onora.

Ultima modifica di Laocoonte : 27-06-2006 alle ore 12.03.16.
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