Discussione: Apologia di Socrate
Visualizza messaggio singolo
Vecchio 06-12-2010, 00.35.20   #18
dafne
Cittadino/a Emerito/a
 
L'avatar di dafne
 
Data registrazione: 24-09-2007
Messaggi: 3,630
Predefinito

XVII) E quindi io, cittadini Ateniesi, mi comporterei in modo davvero indegno se, mentre quando i capi che mi erano stati preposti dalla vostra autorità mi assegnarono un posto preciso a Potidea, ad Anfipoli e a Delio io rimasi là dove essi avevano stabilito, non diversamente da tutti gli altri, e corsi un pericolo di vita, ora invece, di fronte al comando del dio di vivere filosofando e guardando dentro me stesso e dentro gli altri, abbandonassi questa posizione per timore della morte o di qualche altro rischio personale. Sarebbe davvero un fatto grave e davvero in questo caso mi si potrebbe giustamente citare in tribunale come persona che non crede nell'esistenza degli dei, perchè disubbidirei all'oracolo, avrei timore della morte e mi reputerei un sapiente senza esserlo. E' certo infatti, o giudici, che l'aver timore della morte altro non è che sembrare sapienti senza invece essere tali, perchè significa far credere di saper cose che non si sanno affatto. Nessuno infatti conosce la morte e nemmeno sa se magari non sia il bene più grande per gli uomini; tuttavia questi la temono come se si trattasse del più grande dei mali. Non è forse questa la vera ignoranza, la più vergognosa di tutte, l'esser convinti di sapere ciò che non si sà?
Io, forse, in ciò e qui mi distinguo dalla maggior parte degli uomini, e se asserissi dunque di essere più sapiente di qualcuno in qualcosa sarebbe per questo, che non sapendo abbastanza circa l'aldilà, mi considero di conseguenza ignorante in materia; non ho invece dubbi sul fatto che il disubbidire a chi è migliore di noi, sia esso un dio o un uomo, è un comportamento turpe e vergognoso. Pertanto non avrò mai paura e non mi tirerò mai indietro di fronte a cose che non so se eventualmente siano buone rispetto a cose che so con certezza esser cattive. Di conseguenza, anche se ora voi mi doveste assolvere, non convinti dalla dichiarazione di Anito, il quale ha sostenuto o che non avrei proprio dovuto comparire in questo luogo o, una volta che l'avessi fatto, non sarebbe stato possibile non condannarmi a morte perchè, se sfuggissi alla condanna, i vostri figli rischierebbero tutti di essere gravemente corrotti prendendo interesse per le cose che Socrate insegna, anche se voi in proposito mi diceste: "Socrate, noi non daremo retta ad Anito, e ti assolviamo, ma alla condizione di non occuparti più di questo tipo di ricerche e di smettere di filosofare e se ti scopriamo a farlo ancora dovrai morire"; anche se, per finire, voi, come ho detto, mi assolveste a queste condizioni, io vi direi, cittadini Ateniesi, che vi rispetto e vi voglio bene, ma ubbidirò al dio prima che a voi e fino a quando avrò fiato e ne sarò capace non smetterò di filosofare, di stimolarvi e comunicare a chiunque mi capiti d'incontrare quello che son solito dire: "Carissimo, tu che sei ateniese, cioè della città più grande e stimata per sapienza e potenza, non ti vergogni di darti pena per diventare il più ricco possibile e di preoccuparti della tua reputazione e del tuo onore, senza curarti nè pensare alla sapienza e alla verità, insomma all'anima, per farle raggiungere la perfezione?" Se poi qualcuno dovesse ribattere e affermare di prendersene cura, non lo lascerò andare così facilmente e non me ne andrò io, ma lo interrogherò ancora, lo esaminerò attentamente e gli farò delle obiezioni, e se alla fine non mi apparisse possedere la virtù, ma solo sostenerlo, lo rimprovererò, perchè tiene in minimo conto le cose di maggior pregio e in massimo conto quelle che non hanno alcuna importanza. Mi comporterò così con chiunque mi capiti d'incontrare, più giovane o più vecchio di me che sia, straniero o concittadino, e verso voi concittadini l'impegno sarà ancora maggiore, in relazione all'affinità dei nostri natali. Questo infatti è ciò che ordina il dio,sappiatelo bene. E io credo che in città non abbiate mai avuto a disposizione un bene più grande della missione affidatami dal dio. Io infatti nient'altro faccio che andarmene intorno a cercar di persuadere tanto i più giovani quanto i più vecchi di voi a non darsi affanno per i piaceri del corpo e per l'accumulo delle ricchezze nè di più nè alla stessa stregua dei bisogni dell'anima, perchè possa raggiungere la massima perfezione possibile, dicendo che la virtù non deriva dalle ricchezze, ma che per tutti gli uomini a livello personale o comunitario le ricchezze e tutti gli altri beni derivano dalla virtù.
Se con il dire queste cose io corrompessi i giovani, sono questi gli insegnamenti che potrebbero essermi addebitati come nocivi; ma se qualcuno afferma che io dico cose diverse da queste, dice una cosa insussistente. In conseguenza di ciò, questo vorrei dichiarare, o cittadini Ateniesi: che voi diate ascolto ad Anito o meno e che mi assolviate o non assolviate, sappiate che io non mi comporterò mai diversamente da così, anche se dovessi morire cento o mille volte.
dafne non è connesso