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Vecchio 19-01-2010, 19.05.39   #3
griselda
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Per quanto simili, identiche, uguali, tu non sarai mai come tua madre Gris, perchè siete due creature diverse.
Grazie Daf in effetti lo so che non siamo identiche, il punto è che io ho dei problemi mai risolti, gli stessi che aveva lei, ma che non volendo averli, non volendo vederli, li nascondevo al mondo intero, anche davanti a chi me li mostrava dicevo: NO NON è VERO! Perchè sono limitanti.
La cosa peggiore è far finta di non averli, ma continuare ad essere limitata da questi.
Ti fa vivere nascosta, in vergogna costante, con il terrore di venir scoperta e odiando tutti quelli che vogliono mostrartelo.

Sai che non ho mai fatto un corso pur desiderandolo da morire per la paura di affrontare gli altri e ciò che è sconosciuto? Ho smesso di studiare per paura di affrontare la scuola, la paura di non riuscire ma anche perché tanto non interessava a nessuno. E me lo hanno lasciato fare, ho smesso di studiare a dodici anni, avevo fatto solo la prima media!!! Questo è menefreghismo o/e incapacità!

Mia madre era così, non andava da un dottore se non era in fin di vita e dover essere costretta a fare cose per me la portava a detestarmi, anche se inconsciamente più le stavo lontana e meglio stava.

Da bambina mi diceva: non litigare perché io non voglio grane. Se ti picchiano non venire a lamentarti da me. Se ti fai male non esci più.

Non parlare ad alta voce, non urlare che la gente sente.

Ma al di là di questo era proprio l’esempio del saper affrontare la vita che mancava.

Lei piangeva davanti alle maestre, aveva soggezione di tutti e di tutto. Quando doveva andare a pagare l’affitto dal padrone dell’immobile era terrorizzata perché questo era uomo burbero. Dal dottore parlava con un filo di voce perché si vergognava. La malattia la terrorizzava, come del resto i dottori e gli ospedali, dentisti compresi.
Quando scoprì che mio fratello di dodici anni veniva picchiato dal titolare del lavoro, non ebbe il coraggio di andare a dirgliene quattro chiamò e mandò in sua vece una sua sorella. Non riusciva a tutelarci.

Appena ha potuto mi ha sbattuta nel mondo per non dover affrontare i problemi che non voleva avere, io dovevo andare dal dottore da sola, dal dentista o altre cose che non mi vengono già all’età di 12 anni. Ok che una volta a 11 li mandavano nella foreste per il rito di iniziazione però almeno avevano un esempio da seguire nel villaggio. Io non ne ho mai avuti.

Non avevo confidenza con lei perché non ha mai saputo creare un rapporto con me, io avevo soggezione perché lei voleva solo avere potere su di me. Non era affettuosa e non era per le botte che allora prendevano tutti e quindi non mi faceva specie, ma il fatto che non mi abbracciasse mai ma però lo facesse con altri bambini. Era un dolore puro questo che ancora se ci penso mi prende al petto.

Non ho mai sentito di appartenere a qualcuno.

Tutti i guai che mi sono successi non le ho mai raccontato nulla dicevo qualcosa solo a mio fratello, ma lui era come lei, e non aveva la forza di intervenire ma mi serviva almeno per buttar fuori quei guai grossi come la violenza che mi avrebbero rovinato la psiche altrimenti se non mi fossi confidata con qualcuno. Credo che mi fratello lo abbia raccontato a mia mamma ma lei fece finta di niente non mi disse niente e a distanza di anni quando gliene parlò mio marito fece finta (?) di non saperlo.

Lei non voleva problemi perché le creavano ansia per cui me la dovevo sempre cavare da sola.

Lei non c’era mai ad ascoltarmi, non aveva tempo, non le interessava, non era importante mai quello che avevo da dire così smisi di dire.

Mi voleva sempre fuori dai piedi ero come una zingarella, fuori dalla mattina alla sera d’estate d’inverno, in ogni stagione, perché in casa davo noia e sporcavo o mettevo in disordine. Dovevo chiedere il permesso per tutto.

Beh poi un giorno mi sono ribellata anzi una sera quando voleva picchiarmi e io non lo permisi più per tutto il resto della vita me lo fece pagare.
vabbeh
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Penso che questo sia tagliare il cordone ombelicale, il riconoscre l'altro come diverso da te anche se ti somiglia e concedergli di esistere.
(su questo devo riflettere, perchè mi suona come una gara per il riconoscimento dell'esistenza, se mi somiglia..o lui/lei o me..mah, scusa)
Sinceramente non lo so Daf.
Per togliere l'odio, o la rabbia dovrei forse cercare di volermi bene per quello che sono, accettando il miei limiti ora sono miei, accettando me accetterei lei, smettendo di odiarmi per essere come lei smetterei di odiare lei.
Ma mi sembra troppo facile in questo lavoro di facile non c'è niente.

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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Il percorso affettivo di mia mamma e il mio, nei confronti dei compagni intendo, in certi punti assume toni di somiglianza quasi da gemelle omozigote ma resta comunque alla fine che la mia reazione, la mia sensazione, la mia esperienza è la mia, non la sua.E se insisto a cercare di vederle diverse o uguali riomarrò bloccata lì a fissarle. E gli darò forza.

Forse per questo voglio uccidere mia madre, non prendendo macete e facendo a pezzi la persona ma fare a pezzi una foto che mi porto stampata dentro e con cui continuo a fare più o meno consapevoli confronti.

Un giorno spero di riuscire a trovare come te tutte le cose in cui mi rivedo o meno per poi dare stò benedetto taglio.

coraggio
Te lo auguro Daf
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Ultima modifica di griselda : 19-01-2010 alle ore 19.20.36.
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