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Vecchio 14-05-2008, 15.08.53   #24
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Invece se ci pensi è quasi tutto ribaltato (e non lo dico per far il bastian contrario)
Due che si sposano sono un nuovo ramo di due alberi, ad iniziare dalla genetica e continuando con tutto il resto.
E' vero che la nuova famiglia si crea (o dovrebbe) i suoi riti, non tradizioni... perchè le tradizioni non si possono creare, le tradizioni diventano tali da sole dopo tanto tempo.
Quindi è possibile partecipare alle tradizioni delle famiglie di origine quando è il caso, quando sono tradizioni sane etc... ma allo stesso tempo se non si crea anche qualcosa di nuovo il tutto diventa morto e questo si può vedere con il passaggio di un certo numero di generazioni di un albero genealogico.

Sono d'accordo con Gibbi (tanto per prendere uno degli ultimi interventi)
La donna dovrebbe vedere prima di sposarsi che il suo uomo (ci sono anche le donne mammone eh) è di un certo tipo, una volta sposati se si tenta il colpo di mano succede il patatrac. Questo non vuol dire che bisogna subire la cosa passivamente, solo che bisogna essere diplomatici. Una cosa che si deve esigere anche se con la giusta gradualità, è che il marito (o la moglie) non raccontino alla mamma le cose più intime, che sia pure problemi di lavoro o che altro... però bisogna vedere anche come sono i rapporti e cosa le famiglie fanno per questa coppia, non si può pretendere solo aiuti quando occorrono e poi però fare gli indipendentoni, insomma ci sono casi e casi.
In effetti in questi casi, o meglio anche in questi, si dovrebbe tenere un comportamento nel mezzo?
Mi pare di capire che comunque ci sono delle dinamiche e che forzarle, evidentemente, porta alla rottura. Allora sarebbe utile analizzare sia la situazione da l'una che dall'altra parte. Che poi sia vero che esistono figli ( generico ) attaccati ancora ai genitori, non è una cosa nuova anzi direi che, forse, il risultato della nostra società e quindi ciò con cui facciamo oggi i conti, un po deriva in cosenguenza da un certo modo degenerato di portare avanti un rapporto; che sia di famiglia o anche - riflesso di questo - tra due persone.
Quindi la cosa si allargherebbe a maccchia d'olio.

Ma per non andare a parare altrove, tornando alla situaizone di Red, devo dire, per quanto mi riguarda, oltre ad osservare in me come in altri queste " situazioni" - nel senso che qualcosa la riconosco, mentre di altro forse non ne ho piena coscienza - dico che appunto si tratta di un prendere atto.
Fino a qualche tempo fa, il pensiero o una qualunque azione si muovevano sempre in funzione del " genitore".
" Faccio questo per..." oppure " faccio quell' altro per ...", trovandomi col tempo, necessariamente legato e condizionato da un rapporto.
E' probabile che ancora ci sia, da qualche parte, ma almeno ora lo vedo e l'ho visto per il passato.
D'altronde scombussolare un modus a cui ero fortemente abituato, non credo di poterlo affrontare di getto e subito. Gia il fatto di essermene reso conto lo reputo un piccolo passo avanti.
Ringrazio chi, comunque, una volta ogni tanto mi faceva notare questa cosa...forse pure inconsapevolmente ma che all'epoca, si pigliava il vaff..pure se in sordina...!
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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