Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 04-03-2011, 20.11.47   #56
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Predefinito Ancora la signirinaR

Ci sono immagini che a richiamarle ti evocano stati d'animo duraturi, e forse questo è il senso di questo scrivere per me. Quel mare è ancora presente nella mia mente, con quella luce abbagliante dalla quale ti devi anche difendere, è troppo forte, ma gli esseri siamo dotati anche di questo. I colore azzurro è quello che nella maturità io gradisco molto, con tutte le sue gradazioni, fino a quella più intensa. Il blu va preso a piccole dosi, ma è anche necessario. La natura ha fatto in modo che i nostri occhi possano posarsi soprattutto sul verde, che ci circonda al sessanta per cento, quando non viviamo in modo innaturale lontano da esso. Poi la mente , il corpo si abituano a riceverne meno, ci si adatta, ma da qualche parte mancherà di certo. Non vado tanto più al mare e nemmeno sono più catturata dagli odori della natura. Ai tempi del paradiso perduto invece ne venivo catturata intensamente, li ricercavo ad ogni stagione.

Avevo più libertà che disciplina sempre a quei tempi. Non sarebbe durato a lungo ancora, e la prima persona che me ne fece sentire l'importanza di quella seccante parola, ho accennato già, fu l'arciprete R in quei brevi incontri prima che andasse via da questa vita, quando dissi la mia prima particolarmente dolorosa bugia, cioè avere risposto alla sua domanda ,se rifacevo il letto la mattina, si,che lo rifacevo anzichè: no, mai!
Fin da allora si scavava dentro di me l'attitudine alle maschere. Essere all'occasione ciò che volevano gli adulti.
Con mia madre e mio padre ero in richiesta, con le compagne mi atteggiavo a ragazza adulta, con i professori ero sfuggente, con la nonna ero a modo ed educata come mi aveva insegnato ad essere. Solo con le mie sorelle ero me stessa, anzi veramente ero un pò tra la governante e la tiranna, perchè se è vero che mi occupavo di loro , poi le convincevo sempre alle attività che più mi piacevano...
Con la signorina R invece forgiavo ad oc una personalità mezza timorosa di Dio all'inizio. Fare i cavoli miei significava essere scostante nelle faccende domestiche, studiare giusto quanto bastava, dissimulare ogni tanto con mia madre. Essere una brava praticante cattolica significava non provocare mia madre, non risponderle male, non mentire, fare tutti i compiti ogni giorno, non nascondere le padelle bruciate, pregare tutte le sere, non dire brutte parole per gioco con le amiche, non fumare, non immaginare di baciarmi con un ragazzo, non mettere gonne corte, pensare agli altri prima che a me stessa, fare la carità, non simpatizzare per i ragazzi cattocomunisti, frequentare l'oratorio per le attività educative, andare dagli anziani come volontaria. Io ero a metà tra la brava praticante e la svagata nei primi anni, ma tutto sommato ero una brava ragazzina, con buoni sentimenti. Con la signorina R contammo le lunghe gite al mare e in campagna, sempre in gruppo, e per strada eravamo riconoscibili, formavamo una fila dietro a lei che ci guidava. Il pranzo a sacco e via , a piedi se era un giardino vicino, o in treno se era una spiaggia così raggiungibile. Vi erano i canti, le preghiere, e poi i giochi dopo aver mangiato. Le più piccole erano sorvegliati dalle più grandi, che poi saremmo diventati a nostra volta intrattenitrici. Era come stare nei boy scout, ma la giornata finiva sempre con una messa in qualche chiesa e si parlava di un pezzetto di Vangelo. Più in là, da studenti impegnati si commentò la bibbia tutti i sabati, nelle sale della parrocchia, per anni fino alla crisi religiosa che inesorabile mi attaccò alla età di venti anni. Frequentai anche dopo la signorina R, quando ero ancora in pieno travaglio interiore, anche se non mi confidavo del tutto per la netta reazione che ne sarebbe conseguita, che infatti poi mi beccai lo stesso quando anni dopo decisi di venire meno al sacramento del matrimonio.
Ancora godemmo a lungo della nostra relazione, io allieva lei paladina di Dio. Mi coinvolgeva nelle sue presentazioni di arte religiosa, mi leggeva del Beato Angelico che avrò avuto tredici anni, sedute nel suo salotto e un pò mi piaceva. Poi divenne amicizia fino io a diventare la sua spalla in momenti di crisi, e la sua fu di natura amorosa avendo la tendenza a puntare troppo in alto per la sua bellezza, e non per superficialità, semplicemente desiderava un uomo di valore e che la intrigasse.
Lei auspicava per me un grande futuro di cristiana evoluta malgrado la chiusura che rivelerà in seguito. Mi parlava di Jaques Maritain, e il suo ideale di donna illuminata colta e credente allora fu Raissa, poetessa e mistica, moglie di Jaques. Lui filosofo che difende una concezione della filosofia in quanto regina delle scienze in contrasto con la imperante tendenza a considerarla un pò meno a metà del secolo scorso. Non ricordo molto, a parte la parola Umanesimo Integrale e la vicinanza della coppia storica alla democrazia cristiana francese.
Il suo trasporto nei confronti dello scrittore e della moglie era forte, io lo percepivo; mi citava eneddoti della loro biografia, come la morte di lei che avvenne per una infezione presa con l'acqua del secchio che la serva portava dal pozzo ogni mattina e dove il cane vi beveva o loro insaputa. Chissà se era vero poi, ma lei ne aveva un tale rammarico ogni volta che me lo raccontava da fare venire anche a me struggimento per quell'amore interrotto assurdamente. Il resto più interessante riguardo la ideologia non lo percepivo, ero piccola, lei come il suo padre spirituale buonanima insegnava lettere al Classico e avrebbe voluto renderci gioielli di ragazze nel nostro futuro per emergere dalla ignoranza delle nostre famiglie e del nostro ambiente provinciale. Molte altre furono più brave di me e oggi sono tutte insegnanti, tranquille nel loro matrimonio coi loro figli, e tutte hanno fatto la gavetta al nord, così come anche la signorina R che ci dovette lasciare per un periodo e che tornò molto più curata nel vestire dopo la permanenza a Treviso quando da tale punto di vista la nostra cittadina del sud allora era decisamente indietro. Mi fermo un attimo, ma dovrò ancora parlare delle cose fatte insieme, serie, che mi portarono per un certo periodo al paradiso dell'anima, prima che il suo delirio religioso avesse modo di manifestarsi, e la mia ibrida natura senza pace non avesse deciso di darmi il tormento. E' morta anzitempo, le devo molti bei ricordi.

Ultima modifica di webetina : 04-03-2011 alle ore 20.35.36.
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