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Vecchio 16-09-2008, 16.31.38   #1
jezebelius
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Predefinito L'inseguimento del gigante

Un po particolare come sogno anche considerando il fatto che ne ricordo solo un pezzo.

Mi trovo all'interno di una stanza. Ho chiamato l'ufficiale di turno - era una sorta di caserma, in cui ero andato a fare una denuncia - per dirgli cosa avevo scoperto.
Insomma, gli dico che i bambini ( non ricordo di cosa e a cosa in particolare mi stavo riferendo ) erano " usati" per scopi illeciti e che, talvolta, erano venduti a chi " ne faceva richiesta".
Questo ufficiale con fare superficiale mi dice che le cose devono andare così e che anzi la cosa " deve " rimanere segreta e che per questo, adesso, farà in modo di zittirmi completamente.
Chiama, allora, un suo sottoposto.
Descriverlo è abbastanza semplice: era un uomo di colore, alto quasi tre o quattro metri per cui un gigante, fisico e muscoli ben scolpiti e iroso e cattivo al tempo stesso; pronto ad obbedire a ciò che gli era stato ordinato.
Io, in camera, ero con un'altra persona - non ricordo se con la mia ragazza o con un amico... - e non appena vediamo che l'ufficiale chiama il tipo ce la diamo a gambe. Iniziamo a salire nelle stanze superiori, verso il tetto ed infatti lo raggiungiamo, per evitare di farci prendere.

Poichè, rispetto a lui, siamo " bassi" riusciamo a passare attraverso delle "lame", tipo sega che ci portavano in altra stanza ( del tetto appunto ).
Il tipo, però, non si ferma e riesce a passare anche lui ma la sega, poichè funzionante, gli trancia sia il braccio che la gamba destra.
Lui però non si ferma e continua a venirci dietro, inseguendoci anche se su una gamba.
La cosa che mi è rimasta impressa è che nel momento in cui stavo scappando, quindi ero avanti pur essendo passato attraverso le lame della sega, stavo " guardando" anche come questa tagliava le parti al nostro inseguitore.

Arrivati sul tetto, l'altra parsona mi indica un canale - che dal soffitto portava al piano terra, anche attraverso delle impalcature - nel quale, come i pompieri quando si attaccano al palo per scendere al piano di sotto, ci tuffiamo. Devo dire che avevo, comunque, un po di paura di scendere ma questa era più grande nel vedere il tizio che ancora ci correva dietro.
Insomma scende prima l'amico e poi io.
Una volta arrivati di sotto, delle tavole di legno ostruivano l'uscita da una finestra. L'amico ne rompe una parte ed esce, incitandomi a fare lo stesso. Nel frattempo il gigante si era lanciato e, attraverso le impalcature, sarebbe arrivato di li a poco dove ero io.
A sto punto mi piglia l'ansia di non riuscire a rompere quel legno che, una volta rotto, mi avrebbe permesso di passare dalla finestra ed uiscire dal buio canale.
Ad un tratto riesco a romperlo ed esco fuori.
Del gigante nessuna traccia!

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Penso che si tratti del " nero". Infatti è ancora un gigante ma qualcosa è stato tranciato. Non abbastanza però e questo gli permette ( ancora ) di isenguirmi, di starmi dietro.
I bambini...probabilmnete individuano una parte di me che vorrei proteggere ( ecco perchè la denuncia ) non rendendomi conto, però, che mi son rivolto a chi " scatena" il nero ( forse l'ho fatto apposta...! ).

Per questo, per cercare di scappare prima salgo e poi mi " tocca " scendere nel canale che sembrava un pozzo, inutilizzato da tempo ( il legno sulla finestra per indicare che non è utilizzato ma che è possibile ri-convertirlo, togliendo appunto sti pezzo di legno ).
Il gigante, pur avendo perso una parte dei suoi arti, non ha perso ancora la sua consistenza - i muscoli ancora ben definiti ed il fatto che continuava a correre - e quindi è ancora dietro di me.
Pur avendo l'ansia di affrontare determinate cose, che si vede nella rottura dei pezzi di legno dalla finestra, devo comunque seguire le orme che mi portano fuori da quel canale. Per fare in modo che il buio venga contrastato dalla luce, devo uscire fuori e " rompere" ciò che non mi permette di farlo.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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