Discussione: Specchi
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Vecchio 03-01-2007, 20.45.09   #39
jezebelius
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Originalmente inviato da Uno Visualizza messaggio
Gli specchi materiali e reali sono delle superfici particolari... ci sono molti riti/tecniche, alcuni molto antichi, tramandate anche quando gli specchi non erano come oggi, per l'esplorazione di mondi interni ed esterni.....
Riprendo anche un attimo ciò che Red, nel riportare un passo del "Fedro", ha lasciato:
Citazione:
Giove ci impose due bisacce: ci mise dietro quella piena dei nostri difetti e davanti, sul petto, quella con i difetti degli altri. Perciò non possiamo scorgere i nostri difetti e, non appena gli altri sbagliano, siamo pronti a biasimarli.
(Fedro)
E' assodato a cosa serva uno specchio ed anche a cosa ne servano due o più di due. Quello che però non mi sembra chiaro è il " come " avvenga questo meccanismo o meglio quale dinamica sia evidenziabile in questo lavoro. Provo a spiegare ciò che intendo.
Abbiamo parlato di risonanza e di comunanza di intenti, ed abbiamo detto che, nel caso di un indirizzo comune, chi fa parte di un gruppo( quindi tanti specchi quanti sono i componenti ) è agevolato da questo meccanismo.
Ora nello specchiarsi ( all'interno del gruppo ) la dinamica, secondo me, è tale da " muovere dal basso" o meglio riporatare alla superficie, ciò che, con uno specchio, si è visto solo in maniera superficiale, non piena.
Per questo verso, ad esempio , come se di un albero, dall'alto, si veda soltanto la chioma e non si riesca a vedere il tronco con le radici; oppure come se la superficie del mare fosse come uno specchio ( in presenza quindi di uno che rifletta ), nel caso di due o più vi è come una sorta di "rimescolamento" per cui ciò che si trova nel fondo torbido inevitabilmente viene alla luce, in maniera tale che lo si possa cogliere in maniera piena per valutare, in questo modo, la tridimensionalità del difetto, e della sua fonte, più che la bidimensionalità nascente dall'immagine riflessa. In questi senso è anche concepibile un movimento di punti di visione che non una statica, si fa per dire, presa di coscienza di ciò che da fastidio, nascente da un riflesso " semplice "
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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