Discussione: L'attesa
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Vecchio 28-09-2010, 23.18.37   #1
diamantea
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Predefinito L'attesa

Vorrei parlare dell'attesa intesa come quel momento che precede un accadimento annunciato e di cui non sappiamo l'esisto ma un esito dovrà esserci, soprattutto quando da questo esito dipende il nostro futuro e quello dei nostri cari.
Può essere l'esito di un esame per motivi di salute o una sentenza di tribunale nei casi più gravi o più importanti, ma anche altre piccole attese che comunque provocano uno stato di apnea, di fiato sospeso fino a quando non si conosce il risultato.
Un periodo più o meno lungo che bisogna in qualche modo vivere, e questo vivere dipende da tanti fattori, primo quello soggettivo, da come siamo programmati per affrontarlo.
Nel frattempo la vita continua a scorrere, il lavoro, la famiglia, le piccole e grandi incombenze quotidiane che richiedono energia, attenzione.
Dentro ci si sente in modi diversi ma comunque non si vorrebbe affrontare il fuori ma in qualche modo bisogna farlo, bisogna far finta di nulla, accampare scuse varie per giustificare la perdita di tono, di lucentezza per non sommergere gli altri con il proprio problema e allo stesso modo non farsi invadere dall'attenzione altrui.

Io sto vivendo questa attesa, è da mercoledì scorso che mi trovo come in una specie di anticamera, un limbo, in una attesa di non so quanto tempo, un mese o meno o più...
Attendo la mia sentenza di divorzio da cui dipenderanno molte cose, in base a quello che un giudice deciderà per me e i miei figli sulla base di carte in cui gli avvocati hanno cercato di convincere con le nostre reciproche motivazioni a dar ragione ad uno a discapito dell'altro. Motivi che non possono spiegarsi solo con le carte... chi vince e chi perde, è comunque una sconfitta per entrambi, il fallimento di una nostra scelta che graverà ora ulteriormente.

Ho cercato di tenere duro in questi giorni, facendo finta di nulla, la mente apparentemente calma sembra non pensarci, ma il mio stomaco è andato a pezzi, sono attraversata da dolori forti e continui, ci sono momenti che mi taglia in due.
E' da venerdì che sto male eppure sono andata avanti alla meno peggio, ho sorriso e scherzato, lavorato e servito la famiglia come sempre anche se non convinco, ho l'espressione del viso all'ingiù anche quando sorrido.
Ho cercato distrazioni per allontanare il pensiero e alleggerire il carico emotivo, che di solito mi distrugge dentro. Non voglio farmi travolgere dagli eventi, non è morto nessuno e nessuno si è ammalato, nulla di irreparabile, i cambiamenti fanno parte della vita.
Oggi il crollo, ho dormito tutto il pomeriggio ma mi sono svegliata con un forte senso di depressione, svuotamento.
Eppure non riesco a pensare, desidero solo stare a casa, non voglio vedere e parlare con nessuno, voglio solo non sentire questi dolori all'addome, questo senso di depressione attanagliante.
Il giovedì mattina sono entrata a contatto con il dolore emotivo, il nocciolo del problema, l'ho elaborato e vissuto, ho pianto a lungo ma da quel giorno il contatto è solo con il mio stomaco, è un dialogo con lui che richiama la mia attenzione attraverso queste fitte. E' con lui che sto facendo i conti, come un dialogo silenzioso ma continuo.
Un dialogo che era iniziato già da una settimana, come una morte annunciata, sentivo nel mio stomaco che stava arrivando un brutto momento per me.
Non sto riuscendo a connettermi con la mia energia per riequilibrarmi, trovare la mia serenità tanto conquistata a fatica negli ultimi tempi.

Ogni volta sembra una tregua fino alla prossima battaglia.
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"
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