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Vecchio 07-05-2008, 18.06.27   #3
jezebelius
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Mhm..sta cosa dei ruoli potrebbe esser vista anche dal punto che, di solito, siamo noi ad attribuirci dei ruoli con gli altri. Credo che sia inevitabile, allora, che accada anche che attribuiamo alcuni particolari ruoli a questi altri.
E' tutto, non so come dire, come se dovesse comunque rispettare un " gioco " ( anche qui delle parti? ) e abituati a questo andiamo avanti.

Sta cosa l'ho sempre avuta, per quanto mi riguarda, sin da piccolo. Mi viene in mente che, in particolar modo con gli amici, facevo una distinzione di questi in base ai " ruoli " che gli avevo attribuito ma soprattutto in base alla " stima " - che ogni ruolo si portava con se - che ognuno, di conseguenza aveva.
Da ciò veniva fuori una sorta di classifica ( mia personale ) per Tizio, Caio etc che di solito rimaneva, pur col passare del tempo, abbastanza inalterata.

Come dice Turi potrebbe trattarsi di aspettativa che, anche, agisce in sordina, perchè no. Ma pure forse di una " soggezione" a quella persona ( tipo sta cosa non la so abbastanza o anche sono ignorante ), o meglio al ruolo che si attribuisce a quella, che comunque crea un qualche dislivello/disagio fra me e il mio interlocutore.
Ad esempio quando ci rivolgiamo al medico o all'avvocato, per il solo fatto che lui è " competente " in un determinato settore, come si dice, in quell'occasione pendiamo dalle sua labbra.
Il meccanismo, pur se da ricondurre all'interno della cerchia degli amici, potrebbe risultare lo stesso.

A questo punto perchè mi sento in soggezione?
Forse al di la dell'essere consapevole che non posseggo quelle qualità o conoscenze che " vorrei " possedere e che quindi al momento, proprio perchè non le ho faccio fatica a rappoprtarmi all'esterno, la cosa che mi viene più semplice da fare è non cercare di fare del mio meglio, spiegare anche tentennando un concetto o argomentando una discussione, ma lasciare il passo a chi, presumo, ne sa più di me.
Ecco la "classifica" !
Da ciò però dovrei fare una differenza tra colui che ne sa più di me e, consapevole di ciò, sto zitto senza essere in soggezione e colui davanti al quale, per il fatto che non so e che non conosco, mi sento, al contrario, in soggezione delegandogli, ad esempio, la parola o l'introduzione di un discorso. Capita a volte anche in forum probabilmente.
Nel primo caso non posso fare altro che imparare, consapevole, e supportato, dalle cose che non conosco.
Nel secondo invece " vorrei essere " come Tizio o quanto meno sapere o comportarmi come lui... mi sa però, sia non accettando quello che mostra, come una sorta di repulsione, e sia non sopportando - appunto delegandogli - quel ruolo che mi piace solo pensare per me ma non manifestare.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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