Discussione: La paura della paura
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Vecchio 10-05-2010, 16.32.48   #9
Sole
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Prendo in prestito le parole di Uno in una discussione su fobie e paure per un altro pezzo di riflessione-
Uno scrive:
"la paura è la repulsione da ciò che non siamo in grado di controllare, qualcuno potrebbe dirmi giustamente che non tutto quello che non controlliamo ci fa paura, e allora qual'è un'altra variabile in gioco? E' l'importanza che si da alla situazione"

Quindi da una parte c'è un fattore di repulsione, un allontanarsi che è opposto ad accettare e poi c'è il fattore importanza della situazione, quando per importanza si intende il grado di esperienza (se ho capito bene) che abbiamo fatto di quella cosa.

Se non ho fatto sufficiente esperienza in un certo ambito non ne ho controllo e se è una cosa che riveste importanza per la mia sopravvivenza (non solo fisica) allora quest'esperienza si caricherà sia di importanza -forse si può parlare di aspettative- sia di forza repulsiva.
Intanto grazie di aver riportato questo discorso all'attenzione, almeno alla mia.
Giorni fa rileggevo una vecchia discussione in cui sempre Uno diceva che bisogna fidarsi del corpo come primo passo. Se una volta speriamentiamo che possiamo portare 20 chili per spalla, la volta dopo non dobbiamo avere dubbi di poterlo fare, dobbiamo fidarci del corpo e rifarlo. A quel punto, quando abbiamo fisucia di poter ripetere o anche solo di poter tentare, non è più fondamentale il controllo del mondo circostante perchè abbiamo presenza su di noi.
Io ci trovo una certa sequenza logica: se abbiamo paura di non controllare il mondo circostante è perchè non ci fidiamo di poterci proteggere abbastanza da esso (anche se proteggere appare come una guerra tra noi e il mondo... non voglio intendere questo) ma se ci fidiamo delle nostre possibilità e ne conosciamo i limiti allora il controllo dell'esterno perde di senso. Abbiamo acquisito un controllo interno. Dico questo soprattutto per me.
Illuminante per me fu un giorno in cui mi trovai in una bufera di neve in mezzo alla strada senza possibilità di tornare a casa (telefono scarico, mezzi pubblici bloccati, orario di negozio di chiusura e tutta una serie di situazione contrarie) avevo le estremità del corpo che mi facevano male per il gelo.. non le sentivo più, tanto che non riusciuvo a camminare bene e sul ghiaccio con più di 100 km orari di vento mi impediva di avere stabilità. Ero terrorizzata... ma se mi soffermavo non era poi così eccessivamente freddo, e il bar in cui rifugiarmi in attesa di "soccorsi" non era poi così tanto lontano, il vento si, era terribilmente forte ma ero in grado di trovare appoggi per reggermi, ma non sentendo il corpo, non potendomi fidare di lui, non avevo nemmeno più controllo di nulla... ero persa, eppure ero là, ma realmente non sapevo dove ero, ero dispersa tra la preoccupazione di non farcela, il dolore fisico, la paura di non tornare a casa (assolutamente senza senso) la furia degli elementi, quella si che fa paura davvero... cosa vuoi controllare lì?
La sensazione di disagio l'ho avuta addosso per due giorni a seguire fino a che non ho realizzato che l'unico vero propblema che avevo in quel momento era lo scollegamento dal corpo.

Daf, prima accennavi al fatto che durante quei momenti si tende paradossalmente a sviare il problema ma a ricercare di nuovo la sensazione di stabilità, che però è instabile proprio perchè nasce dalla repressione della paura.
Chiaramente in quel momento se si vuole muovere una gamba non ci sono alternative, ma la ricapitolazione del momento aiuta magari la prossima volta a viverlo un pò di più.
Cosa che dovrò fare anche io visto che una certa emozione, raccontare la storia me l'ha data.
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