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Vecchio 09-11-2007, 10.08.24   #2
Ray
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Solo una uriosità sull'origine del detto, senza intervenire nel discorso di Grey.

Viene dalle aste. Fino agli inizi dello scorso secolo se non sbaglio, ma forse anche dopo, quando sussistevano situazioni debitorie insolventi, il creditore aveva diritto a mettere all'asta i beni del debitore e tenersi il ricavato a copertura del debito.

Le aste funzionavano così. Veniva accesa una candela ad ogni battitura e finchè la candela stava accesa si potevano fare offerte, quando la candela ormai consumata si spegneva l'asta era terminata. L'onere economico della candela era a carico di chi organizzava l'asta, quindi il creditore. Il costo effettivo della candela era ovviamente irrisorio, la classica cosa che non costa praticamente nulla (non c'erano candele profumate di forme strane).

Dire il gioco non vale la candela significava che i beni del debitore erano talmente irrisori o nulli che non avrebbero coperto neanche il costo di organizzare l'asta, quindi quello della candela... a intendere che non valeva la pena, che non c'era modo di ricavarci qualcosa. E quindi si lasciava perdere.

In effetti il senso del modo di dire è ancora questo, anche se traslato. Il beneficio ottenibile non vale lo sforzo. Poi, chiaramente, valgono i ragionamenti su benefici e sforzi che a noi ci va di intraprendere...
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