Uno scenario futuro potrebbe essere una repentina marcia indietro rispetto la globalizzazione, almeno per quanto riguarda il prodotti alimentari. La globalizzazione ha alimentato il mercato speculazionistico, lo si è visto con le granaglie (mais, cereali, grano e quant'altro). Non si parla più dello tsunami silenzioso ma a tutt'oggi migliaia di persone sono alla fame per la speculazione fatta da wall street ed affini per recuperare denaro (cosa miseramente fallita) dopo lo scoppio della bolla immobiliare americana. Questi speculatori non si curano affatto che le loro azioni in borsa hanno un'effetto mortale (reale come non mai) su molte popolazioni ridotte alla fame.
Si parla già che nel G20 che si terra' a Washington (15 nov) verrà proposto una regolamentazione globale dei mercati finanziari e una rivalutazione del mercato globale incentrato sulla riduzione della filiera e dei passaggi di mano ai troppi speculatori.
La tendenza è rivalutare il rapporto diretto tra produttore e consumatore.
E' indubbio che siamo di fronte ad una svolta epocale (non mi riferisco solo al nuovo presidente degli USA abbronzato) per come le cose si stanno mettendo, ma non saprei immaginare se l'umanità intesa come organismo vivente sarà in grado di cambiare oppure assorbità ques'occasione magari disperdendo in frammentazioni ideologistiche o paure del futuro.
Rimboccarsi le maniche e cogliere l'occasione è auspicabile ma non certo.
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