Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 09-02-2011, 13.31.51   #405
Ray
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Originalmente inviato da nikelise Visualizza messaggio
Quindi insisto e mi espongo :
il nero , il bianco ed il rosso sono simboli di una realta' sconosciuta forse ineffabile ma tuttavia ritenuta importante anzi determinante per la propria esistenza ( scopiazzo da jung la definizione ).
In quanto simboli vivi di per se' concorrono a comunicare qualcosa di sconosciuto anche quando si comincia il viaggio dell'opera alchemica .
Il nero ( istinto )opera su corpo mente e mondo esterno rendendo indistinguibile anche nel valore che devono avere le realta' su cui opera .
Il bianco ottenuto col lavoro opera sulle medesime realta' escludendo quell'istinto attraverso un'astensione .
Astensione che rende la realta' non piu' immersa nel nero ma ugualmente indistinta nel valore che deve avere : e' il chiarore che abbaglia e non consente di vedere .
E' pratica per la quale non e' necessario essere in un monastero , si puo' praticarla anche da casa .
Il rosso opera sulla stessa realta' : corpo mente e mondo esterno ma con partecipazione attiva del soggetto su quelle realta' , prima sublimate dal bianco , che ora sono distinte chiare anche nel loro valore intrinseco ed accentuate dal colore rosso .
E' il ritorno nel mondo con nuovo atteggiamento spontaneo .

Allora non e' il nero che si tinge di bianco o di rosso ma e' il mondo che assume nuovo significato conforme ai simboloi rappresentati dal bianco e dal rosso .

Detto questo non ho certo la presunzione di dire di essere al rosso ne' al bianco ma dico solo che non e' inutile spingersi in avanti con l'intuizione stando attenti a non prendere cantonate .
Ma se anche le prendessi son qua proprio per spingermi in avanti e cambiare idea se devo .

Un'ultima cosa e questa e' una mia esperienza diretta della quale sono sicuro : appena appena uno comincia a muoversi e quindi gli e' appena appena visibile quel bagliore di bianco , gia' trasferisce nel nero una parvenza di quel simbolo del bianco e l'esperienza del nero nel quale e' ancora immerso gia' non sara' piu' la stessa , perche' pur ricercando nel posto sbagliato quello che gli manca , quel bagliore non gli consentira' piu' di essere totalmente preda del nero non riuscira' piu' a vivere il nero come prima , il nero alla lunga sara' cosa inutile .
Il simbolo che proviene dal bagliore , voglio dire , si trasferisce immediatamente sulla realta' : corpo , mente e mondo trasfigurandoli di quel tanto da farti essere inadeguato al nero almeno in parte .
E non e' poco perche ti fa avere un'idea piu' esatta di dove ti devi collocare o di quello che e' piu' opportuno per te fare .
Scusa se te lo dico Nike, ma l'impressine che ricavo dai tuoi scritti, impressione che magari sarà sbagliata per carità, è che non parli di Opera al Nero nè tantomeno di alchimia.

La descrizione che fai potrebbe rappresenare geossomodo un lavoro psicologico... e infatti Jung, come abbiammo più volte detto, ha tratto dall'alchimia spunti che ha applicato nell'ambito che gli interessava. Ma ha portato, per così dire, il cielo in terra, il grande nel piccolo, il palazzo nel plastico.
In questa operazione, che è funzionale solo per l'ambito più ristretto, si perdono tutti quei pezzi che sono peculiari dell'ambito più esteso... e infatti manca l'essenziale, manca tutta la parte sottile (costruzione dei corpi, possesso di veicoli per la coscienza più duraturi eccetera).

Lo scopo dell'alchimia non è il raggiungimento di un equilibrio e relativo benessere psichico, questo semmai può essere considerato una condizione utile. Lo scopo dell'alchimia è l'immortalità.

Poi, per carità, tutto è connesso. Un lavoro psicologico ben fatto sicuramente può aprire porte ad altro, per certi versi qualcosina costruisce anche nel sottile... quella base appunto su cui iniziare a costruire altro. Per converso tuttavia è possibile intraprendere l'Opera anche senza aver terminato un lavoro psicologico... in questo caso esso verrà comunque compiuto nell'opera, che lo si pensi in questi termini o meno. E di qui forse le incomprensioni, che però rischiano di ribaltare del tutto i concetti.

Come ti ha già detto Uno è impossibile comprendere il Rosso (e anche il Bianco secondo me) senza aver compiuto parecchi passi nell'Opera. Il farsi un'idea è per una certa misura possibile, ma è anche pericoloso. Perchè questa idea sarà certamente errata e quindi, se proprio si ha bisogno di farsela, si dovrebbe avere l'accortezza di tenerla oltremodo fluida, per poterla modificare agevolmente. Il rischio è di basare il lavoro su quell'idea, quando invece, ovviamente, si dovrebbe basare l'idea sul lavoro. Ma a questo punto l'idea serve solo dopo.
Ray non è connesso