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Vecchio 01-10-2008, 00.11.21   #16
dafne
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Vasco cantava "riconoscenza...ma che scemenza..." generalmente è facile essere ingrati con i parenti più stretti, forse, dico forse, perchè la nostra visuale è viziata dal passato e dall'idea che di questi ci siamo fatti e da quella che loro hanno di noi.
E' molto più facile aprirsi con gli sconosciuti e altrettanto accettare delle loro confidenze. Non ci sono legami o etichettature...

Però a volte tendiamo a confondere ascoltare con capire, comprendere.
Ascoltare davvero, è un gesto di grande attenzione e di profonda neutralità secondo me, non c'è giudizio. Poi se richiesto si può formulare un consiglio o un'ipotesi.

Quello che mi è passato a razzo nella mente un secondo fà è stata l'assonanza interiore tra il "grazie per avermi ascoltato" e il "grazie per avermi accolto".

Questo è ciò che provo quando qualcuno mi ascolta davvero, una sorta di grande apertura, senza spigoli, calda e per questo il ringraziare viene su da sè. Alle volte ringraziando voi mi sono sentita una "lecchina" ma era un grazie sincero e ho rischiato che qualcuno lo pensasse (dovevo fare il falegname con tutte le pippe che mi faccio..)

Non mi viene con mia madre, ad esempio, che mi ascolta (lo vedo solo da poco) ma allo stesso tempo cerca di capirmi, di incasellarmi e non riuscendoci esce da quello stato di "accoglienza" e cerca di guidarmi... è come se l'apertura nei miei confronti si trasformasse pian piano in un abbraccio soffocante..e proprio quel grazie non mi viene...

mah
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