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Vecchio 16-01-2006, 22.36.22   #8
Cat
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Nel Peer Gynt*, un racconto di Ibsen (che io non ho letto...lo conosco perché ho un libro che ne parla e lo stavo sfogliando giusto questo pomeriggio), ci sono diversi spunti sull'argomento.

Dialogo tra Peer Gynt e il re dei troll:

Re dei troll: "qual è la differenza tra troll e uomini?"

Peer Gynt: "io non ci vedo nessuna differenza. I troll grandi vogliono arrostire e i piccoli graffiare. Proprio come gli uomini, per poco che possano."

Re dei troll: "E' vero, su questo e altri punti ci assomigliamo. Ma il mattino è mattino, e la sera è sera, e tuttavia una differenza c'è. Ora ti dico in che cosa consiste: là fuori, sotto i raggi del sole, gli uomini si dicono l'un l'altro "sii te stesso". Invece qua tra i troll, il motto è:"sii te stesso e solo te stesso!"

Secondo il re dei troll essere solo se stessi significa "non occuparsi di ciò che è fuori dei monti di Ronde; fuggire il giorno e l'azione e ogni luogo chiaro"

.......essere soltanto se stessi, in definitiva, porta a non relazionarsi con gli altri, a vivere staccati dal resto badando solo ai propri interessi...individualismo portato alle estreme conseguenze.

Nel corso della storia Peer Gynt finisce in un manicomio, dove viene presentato come "profeta dell'io", un uomo che è se stesso in tutto e per tutto, dovrebbe sostituire il direttore del manicomio.
Peer, guardando i ricoverati, fa quest'osservazione:

"Qui, se ben comprendo, si tratta di esser fuori di se stesso",

ma il direttore, assicurandogli che si inganna, descrive i ricoverati in questo modo:

"Qui ciascuno è assolutamente se stesso; se stesso e non un briciolo d'altro; si naviga, in quanto se stessi, a vele spiegate. Ciascuno si chiude nella botte dell'io, sta immerso completamente nel fermento dell'io, si rinchiude ben bene nel cocchiume dell'io, e nel fonte dell'io fa gonfiare le doghe. Nessuno ha lacrime per i dolori altrui, nessuno ha comprensione per le idee del prossimo"

A un certo punto (c'è un pazzo che porta una mummia sulla schiena, si lamenta con Peer perché non sa come far capire alla gente che è lui il re Api...ovvero la mummia, Peer gli consiglia di impiccarsi e quello lo fa) Peer impazzisce perché si rende conto che per essere solo se stessi si diventa vittima dei capricci altrui finendo per avere l'identità che gli altri vogliono, afferma infatti :

"sono tutto ciò che vuoi"


Alla fine c'è un dialogo tra un fonditore di bottoni e il protagonista, Peer chiede:

"cosa significa essere se stessi"

il fonditore risponde:

"Esser se stessi è: uccidere se stessi"

Quest'ultima frase mi ha colpito parecchio.....sarà forse che per essere veramente se stessi bisogna abbandonare quello che si è ?
Ovvero lasciare da parte costruzioni sociali, schemi mentali e tutto quello che ci imprigiona?

Che ne pensate?

(spero di non essere stata troppo lunga....le frasi del Peer Gynt mi sembravano azzeccate per questo post...):C:


* Potete trovare un riassunto della trama a questo link ---> http://www.amb-norvegia.it/ibsen/pla...characters.htm
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