Discussione: Infelicità
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Vecchio 02-08-2011, 21.24.27   #45
Ray
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Originalmente inviato da luke Visualizza messaggio
In attesa di Ray, penso che comunque il loro stato interno sia modificato, certo è importante che non si "perdano" nelle modifiche, che le osservino, cerchino di controllarle e poi di trarne qualche insegnamento( tipo che hanno sbagliato entrambi squadra per cui tifare ), però se accadono le cose e dentro si resta impassibili , non succede niente, a cosa serve stare al mondo? e che siamo sanpietrini?
L'esempio della partita secondo me non parla di felicità o infelicità, ma di momentanea gioia o sconforto. Lo stato d'animo descritto nei tifosi deriva unicamente da eventi esterni in quanto l'ambiente interno era stato precedentemente predisposto a goderne di un esito e soffrire dell'altro. Il tutto allo scopo (ignoto per lo più al tifoso) di provare emozioni, di aumentare lo stato generale di "vita". Da un certo punto di vista sono entrambi più "felici" dato che hanno vissuto qualcosa intensamente... sia quelli che (credono di) hanno vinto che quelli che hanno perso.

La felicità è uno stato di tensione che sta appena sotto la soglia di sopportazione e deriva direttamente dal livello di armonia con l'ambiente... potremmo dire con l'universo.
Ne segue che tanto più diventiamo capaci di reggere tensioni, tanto più diventiamo "forti", tanto più a lungo reggiamo stati di felicità o quasi felicità. Inoltre, tanto più ne abbiamo coscienza tanto più sappiamo restare giusto sotto soglia, impedendo alla tensione di salire quel pelo oltre che provoca l'automatico scarico (che a volte è pure godimento, ma porta ad un successivo down).
Insomma la felicità è simile alla meditazione.

Questo essere in armonia con l'ambiente, come molti di voi hanno detto, ha a che fare con lo stare nell' "attimo", cioè con la capacità di vivere quello che c'è e non quello che forse sarà o che forse è stato o che forse potrebbe essere... insomma nello stare dove si è. Insomma il continuo lavorio della mente, che per altro è effetto di continue compensazioni di roba sotto, emozioni, pulsioni eccetera, quel lavorio dicevo è controproducente allo stato di felicità. Che non è certamente indifferenza... quella è data dalla separazione dall'ambiente, cioè l'opposto, ma anzi partecipazione a tutto, senza però perdersi in alcunchè.

Il guaio è che continuiamo a catalogare le cose che viviamo come bene e male a seconda se ci portano piacere o meno. Quindi un'emozione negativa non può essere connessa alla felicità perchè non ci piace, e ci viene da pensare che, per inseguire la felicità, dobbiamo fuggire da quell'emozione. Invece è il non rifiutare nulla che ci incammina sulla strada della felicità (ho detto incammina, non ci proietta immediatamente)... cercando di trarre da tutto qualcosa di buono per noi. Quando questo diverrà atteggiamento automatico avremo costantemente molto bene, perchè lo trarremo da molte cose e di conseguenza il nostro modo di valutarle cambierà. E saremo un passetto più vicini...



Poi, quando finalmente smetteremo di cercarla.... gatto vecchio docet

Ultima modifica di Ray : 02-08-2011 alle ore 21.26.31.
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