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Vecchio 15-10-2007, 10.42.25   #11
Ray
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Originalmente inviato da dafne Visualizza messaggio
Forse totalmente OT ma mi viene in mente un articolo che ho letto su internet sui due emisferi del cervello, andva al di là della generale definizione che una metà è "artistico-intuitiva" e l'altra "espressivo-razionale", descrivevano i due emisferi come entrambi razionali solo che da un lato si genera un pensiero sintetico, dall'altro un pensiero analitico. In pratica se con mezzo cervello vedo un tot di cerchietti, e di questi cerchietti vedo la misura, il colore la posizione ecc con l'altro emisfero riesco a cogliere che tutti quei cerchietti insieme sono messi a forma di fiore...analisi e sintesi appunto..
Ci sta?
Riprendo da qui, ma mi pare da tutte le risposte che fin qua ci siamo capiti, quindi un po' avanti possiamo provare ad andare.

Non è OT a mio avviso questo che dice Dafne, perchè i concetti di analisi e sintesi sono fondamentali nella teoria degli insiemi e in tutta la matematica.
In linea di massima quel che dice ritengo sia vero... una parte del nostro pensiero mette assieme i gatti diversi (ma sempre gatti) tra di loro e l'altra li fa a pezzettini per cercare le differenze.
La parte sintetica, man mano che sintetizza, si avvicina sempre più alla "gattità", anche se a mio avviso non la coglie mai appieno (la coglie il centro emotivo) ma razionalizzando comunque tiene le sinetsi entro i confini e permette poi la dialettizzazione del concetto. La parte che ha colto il concetto (quella emotiva... maschile del centro emotivo se proprio vogliamo ma qui forse esuliamo un po') serve poi da riferimento. Una volta che la gattità è colta, le due parti intellettuali possono continuare a lavorare e conoscere sempre più senza uscire dal seminato e riferendosi di continuo all'idea colta, in modo da avere dei diciamo riscontri di quel che trova.

Si Turaz è proprio alla questione platonica che mi riferivo... immagino con quanto detto sopra di avertelo confermato. In termini moderni (oggi a molti non piace dire "mondo delle idee") il lavoro analitico e sintetico permettono di stimolare in noi la parte che tende a lavorare per achetipi, funzione che sola permette la com-prensione di quel che si indaga, mentre le due parti che lavorano dialetticamente sia la stimolano che ci si appoggiano.

Proviamo a fare un passo avanti.

Adesso che abbiamo capito il concetto di insieme possiamo applicarlo ed usarlo. Quindi possiamo "fare" gli insiemi specifici di qualche cosa. Come ad esempio gli insiemi di numeri (o di gatti).

Da notare che, per fare ciò, abbiamo bisogno di avere colto, sia il concetto di insieme che quello della cosa che vogliamo insiemizzare, numerità o gattità che sia. Non c'è alcun insieme di gatti senza gattità e/o senza insiemità. Vedete questo (è importante)?

Per fare un inieme di qualcosa devono lavorare tutte e due le parti, quella che analizza e quella che sintetizza.
Questo perchè l'insieme che via via considero sarà definito dala specifica partizione dell'universo che in quel caso mi serve, ma anche dal fatto che, all'interno di quella partizione, sintetizzo in insieme. Se una delle due manca non riesco a fare insiemi.

Quindi un "insieme di" sarà dato dall'idea archetipica di quel "di" più le caratteristiche specifiche che definisco.
Ad esempio l'insieme di numeri relativi è dato dalla numerità più le caratterstiche che applico agli elementi presi in considerazione (la relatività di posizione rispetto allo zero nella retta dei numeri).

Quado ho fatto ciò, ho stabilito un ambito dipensiero ed osservazione, ovvero ho definito l'insieme, esso si "riempie" di elementi che sono tutti gli elementi che corrispondono a quella definizione.
Ma (anzi quindi) gli elementi NON SONO l'insieme. L'insieme sussiste senza alcun bisogno di elementi, così come gli elementi esistono anche senza l'insieme.
C'è l'insieme e ci sono gli elementi in esso contenuti... elementi che, per il fatto di appartenere ad un dato insieme, acquistano un valore ulteriore nella mia ricerca... diciamo che li guardo con altri occhi, o da un punto di vista particolare, quello dell'appartenenza a quell'insieme (lo stesso elemento può appartenere ad una moltitudine di insiemi diversi) e qusto punto di osservazione mi permette di studiarne le particolarità.

Se ne studio le perticolarità analizzo, ma poi devo comunque ri-sintetizzare quel che ho trovato nel mio elemento... solo che risintetizzo dal punto di vista di quel che ho trovato, quindi da una nuova angolatura, che aggiunge qualcosa alla mia conoscenza della questione. Percorso di studio o conoscenza è un continuo alternarsi delle due funzioni... più è armonico più funziona.

Vi lascio qua, non so se è chiaro quanto ho detto, comunque capiremo ancora meglio quando parleremo la prossima volta, di sottoinsiemi e insiemi ambiente...

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