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Vecchio 22-12-2008, 01.52.10   #13
Ray
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Originalmente inviato da filoumenanike Visualizza messaggio
è sempre difficile conoscere prima di tutto noi stessi poi gli altri, io non sono mai scappata di fronte alla sofferenza, anzi avevo una buona capacità di ascolto però dicevo poco di me, mi trattenevo, ed ora...ora sono prigioniera della mia chiusura, sono come un'isola battuta e sferzata dal vento e dai marosi, ma che nelle giornate di sole è verde, ridente, piena di fiori
Siamo tutti isole, sia nelle giornate di sole che quando ci sono vento a marosi, l'unica cosa che possiamo fare è costruire ponti. E' facile costruirli quando c'è il sole, più difficile col tempo brutto, però, indipendentemente da quando li facciamo, solo quelli solidi non crollano nelle tempeste. Quindi è più facile che reggano quelli costruiti durante il maltempo.
A volte capita che qualche isola scompaia e che avevamo un ponte solido con essa. Il dolore è inevitabile, ma quel ponte va pian piano eliminato, oppure, pesando solo su un'isola, rischia di fare dei danni.
Per disassemblare il ponte (con il materiale poi possiamo farne altri e con l'esperienza sempre di migliori) ci vuole del tempo e ci vuole del tempo anche per rendersi conto di doverlo fare, qualcosa in noi vorrebbe tenerlo su per sempre.

Le altre isole non possono aiutare a disassemblare il ponte, sia che chi lo fa faccia rumore, sia che lo faccia in silenzio, ma se le altre isole hanno un ponte con la prima possono dare il loro apporto, che non è aiuto ma sostegno. Il migliore, e anche il più raro da trovare, è la partecipazione silenziosa, come qualcuno che ti guarda in silenzio mentre disassembli il ponte e ti passa la borracia quando hai sete.

Per quel che vale, credo che il modo migliore per affrontare il dolore sia con coraggio.
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