Discussione: Figlio morto
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Vecchio 23-07-2010, 00.07.46   #7
diamantea
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La figura del medico è un pò più complessa da analizzare.
E' un uomo e potrebbe rappresentare il maschile di cui voglio affiancarmi, o che ho dentro come ideale o reale (?) ha le qualità che desidero e mi piacciono. A lui affido con fiducia le cure di mio figlio.Quando mi nega le speranze di sopravvivenza io non metto in dubbio la sua capacità diagnostica, non protesto, non nego, accetto soltanto.
E' un chirurgo, quindi un uomo che opera, taglia e ricuce, risana le parti tagliate e ripulite di ciò che corrode dall'interno anche se nel sogno non sta operando ma la sua professione è quella. Chirurgico vuol dire radicale, definitivo, un maschile che toglie il distorto definitivamente. (?)

Diciamo che è un maschile adulto che mi fa accettare di far morire la parte femminile vecchia e la parte maschile immatura. Mentre parlo con i miei genitori lui non c'è, ed io non sento il bisogno della sua presenza.
Lui si occupa di tutto, anche di pulire la bocca alla morente, che di solito lo fa l'infermiere.
E' una presenza serena e affidabile in grado di sostenermi nel momento del distacco, in tutto il processo fino alla fine.
Anche il fatto di coricarsi sul fianco sin, quindi affettivo femminile, e al centro del letto la vedo come un atto di discrezionalità nei confronti del mio femminile difensivo e suscettibile (o forse è così perchè mescolato ad un maschile che rifiuto?). Il mio maschile sa che sono io a decidere come e quando per stare serena.
In questa discrezionalità riesco a vedere dentro di me il desiderio di averlo sempre accanto e di non lasciarlo mai. Lo abbraccio ma forse abbraccio questo desiderio di unione con il maschile che tanto ho rifiutato, lo abbraccio di spalle perchè forse non sono ancora pronta a farlo "a braccia aperte", è una riserva, una piccola protezione che ancora mi concedo/e.

Mi concede anche il momento di intimità per riflettere e sentirmi pronta per dare la notizia, quindi ufficializzare questa morte. Il momento di intimità che desidero è con me stessa come fosse l'ultimo prima di affrontare la nuova realtà senza mio figlio, senza quella parte di me che è morta, è un momento di bilico, in cui passato presente e futuro li vedo insieme dentro di me.

Un momento tragico in cui rifletto sul talento di questo uomo che tanto ha studiato e saputo fare, come a volere valutare il valore di questo maschile, se lo sento degno della mia stima, verifico se ha le qualità che desidero e lui me lo concede.

Sto usando molto il verbo concedere; è come se dal maschile mi aspetto di essere pressata, di non avere il tempo di cui ho bisogno, e lui sembra accontentare questa mia esigenza, è neutro nei suoi desideri, non ha fretta, nemmeno di togliere il cadavere dall'ospedale, è lì per me tutto il tempo che mi necessita per completare il processo.

Ho dimenticato qualcosa? Sono sempre open!
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"Mi manca già la tua presenza, ma fai parte di me e per questo non sei mai andata via"

Ultima modifica di diamantea : 23-07-2010 alle ore 00.12.07.
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