Discussione: Figlio morto
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Vecchio 24-07-2010, 09.37.20   #10
diamantea
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Originalmente inviato da Ray Visualizza messaggio
quindi mi concentrerei sugli altri simboli... appunto il figlio/nonna e il medico.
Figlio/nonna, mi da l'idea della sovrapposizione di ruoli, cioè quando non c'è chiarezza di ruoli e dentro è un rimescolio che crea conflitto.

Della nonna posso dire che l'amavo moltissimo e lei mi ha fatto da madre. Poi nella tarda adolescenza ho sentito la necessità di mettere a posto i ruoli. Volevo mia madre come madre e la nonna come nonna, un posto per vivere a casa dei genitori e non più dalla nonna.
Per avere mia madre come madre ho dovuto sacrificare altre cose, maschile compreso. Con la nonna solo il ruolo primario che le davo. Non so fino a che punto ci sono riuscita, so solo che sono stata l'ultima a sposarmi e dopo qualche mese la nonna mi disse che era giunto il momento di morire, il suo compito era finito, ora che l'ultima delle nipoti si era sposata non aveva più motivo per vivere. Ci vollevo 4 mesi per il distacco dalla vita, 4 mesi in cui la pregai di rimanere ancora, non mi sentivo pronta al distacco, era come colpevolizzarmi per essere diventata adulta.
Io l'ho assistita amorevolmente fino all'ultimo mese, poi di colpo l'ho abbandonata, ero incinta e non lo sapevo ma ero sensibilissima agli odori e non potevo più nemmeno avvicinarmi alla sua stanza, il senso di repulsione e di nausea era immenso. La guardavo da lontano con il naso tappato. Altri sensi di colpa mostruosi... anche perchè la morte della nonna lasciò un grande vuoto dentro di me.
Fu soprattutto mio padre ad occuparsi della nonna che era suo figlio.

Nel sogno non mi avvicino ancora a lei, il compito lo lascio al medico, come mio padre con la nonna, io provo la stessa repulsione di allora, ma non provo più sensi di colpa, accetto anche questo. Forse faccio pace con me stessa, con il femminile che accetta di non essere in grado di sopportare tutto, che ci sono cose dove il maschile è più bravo e adatto.
E' stato un uomo a farmi accettare la malattia di mio figlio, che da sola non potevo farcela e dovevo chiedere aiuto e sostegno per me.
Il femminile non può sopportare tutto, ha bisogno del maschile.
Anche questo è un imperativo dentro di me, la donna deve farcela da sola.

Ma cosa vuol dire? E' un senso di superbia nel voler fare tutto e non delegare nulla all'uomo per non dargli valore e imortanza?

Ancora del ruolo di mio figlio che faccio mio non capisco.
Non so cosa associare figlio/nonna. L'unica cosa che mi viene in mente è che fin ora posso aver fatto inconsciamente la figlia che deve crescere, la fiammiferaia piena di illusioni, ed ora in occasione del 18° di mio figlio lascio anch'io questo ruolo di minore. Non è più il mio bambino ma nemmeno io sono più una bambina. Accetto di diventare tutti adulti.
Rifletto ancora, ma un aiutino non lo disdegno, anzi...
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