Discussione: Odiare tantissimo
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Vecchio 18-06-2011, 15.26.03   #38
Sole
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Originalmente inviato da diamantea Visualizza messaggio
Anni fa conobbi una persona che aveva perso un figlio in un incidente stradale a causa di un ubriaco.
Era passato qualche anno, era in corso di causa ma quello che mi colpì fu la sua compostezza, non parole di rabbia, non inverire, solo una luce di odio puro negli occhi.
C'è un evento scatenante, un evento di rabbia che si è trasformata. Io infatti non ho detto che non esiste l'odio, ma che l'odio deve essere scatenato da qualcosa, e nel tuo esempio lo è. Non dicevo che si manifesta rabbiosamente, anzi. Il non vedere negli altri la rabbia non vuol dire che non ci sia. "L'acqua cheta" è molto più preoccupante del can che abbaia.
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Mi disse che nulla poteva ripagarla di quella perdita, nemmeno la vendetta o la giustizia, neppure la pena di morte per il responsabile, ma nel suo cuore provava solo profondo odio per quell'ubriaco.
Probabilmente avrà avuto la sua reazione di rabbia all'inizio ma poi è rimasto solo l'odio.
Rimanendo solo odio... quell'odio ha contenuto tutto ciò che era a monte e lo ha scatenato. Tutto si è trasformato. Diventando aodio nella trasformazione, anche se non era più rabbia in se la contiene. E' quello che provavo a dire. Non esiste odio per me se non c'è qualcosa di base come puara, rabbia e altre forti emozioni negative. Proprio come nel tuo esempio.
Lo vedo come la costruzione di una casa. Si fa prima il solco, si buttano le fondamente-fondamentali affinchè la casa possa reggere e poi le pareti portanti e le colonne e infini le pareti. Le fondamenta non le vedi se non vai sotto.
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Io credo che se l'odio parte dalla rabbia è vero che è sempre verso qualcosa che non ci è indifferente ma si tramuta in odio quando non vi si può porre rimedio nemmeno con il perdono, quando nemmeno la reazione di rabbia ci alleggerisce il carico.
Non credo, si può provare odio per la maestra che ci umilia davanti alla classe. Ma è perdonabilissimo. Il problema del perdono è quanto siamo disposti ad accettare ciò che l'oggetto della proiezione ci mostra. Compresa la morte del figlio ucciso dall'ubriaco, anche se quella lezione era dura ed enorme.
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Dipende dal valore e dall'importanza che diamo alla perdita o al dolore e dalla capacità personale di andare oltre non farsi divorare dall'odio.
Esatto, anche se forse tu intendevi altro, dipende dall'importanza personale che ci attribuiamo e dalla voglia di voler bene a noi stessi che abbiamo. Se per me trovare conferme è importante perchè ho ferite antiche su questo aspetto, odierò chi non me ne darà ma sono io che dò importanza a questa cosa. Lavorando su me stessa, riesco a smontare di importanza la mancanza che mi fa soffrire, sparirà così l'odio e poi la rabbia. E questo è fattibile su qualunque cosa.
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Può essere una ferita che rimane sempre aperta, per qualcosa di non risolto e di non risolvibile per i limiti che sono diversi in ognuno di noi sicuramente.
Per me non ci sono cose inrisolvibili, ma solo sofferenze a cui siamo attaccati con tutte le forze. Tornando al tuo esempio, quel padre probabilmente, faccio ipotesi non certezze, restava attaccato con tutto se stesso a quell'odio e alla convinzione dell'imperdonabilità del gesto senza nessuna possibilità di scontare la pena, perchè in quel modo continuava a sentire il figlio vicino e/o sentiva ch perdonando toglieva qualcosa alla memoria del figlio o qualcosa del genere. La sofferenza manteneva vivo il figlio in lui. Infatti il perdono da l'idea di togliere importanza alle cose, invece gli toglie solo la forza delle catene che ci costringono. Auguro a quell'uomo di trovare la verità e la libertà, che non si porti nella tomba quel male che fa a se stesso.
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Ma se avvessero torto un capello a mio figlio? Perdonare o non odiare è dura, ci vuole un buon allenamento nel distacco o una grande fede o non so io che altro.
E' dura si, se fosse facile la vita non servirebbe a granchè e non ci metterebbe sempre continuamente alla prova.
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Se non sarò me stesso chi lo sarà per me? E se non ora, quando?
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