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Vecchio 30-10-2010, 21.53.18   #1
dafne
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Predefinito L'uomo che sussurrava ai cavalli

Al di là che è un film bellissimo mi capita ogni tanto che mi venga in mente una scena in particolare, quella verso la fine dove l'addestratore (il sussurratore) deve far salire la ragazzina sul cavallo perchè la situazione è diventata critica e non c'è più tempo.

La scena mi ha fatto fare fiumi di lacrime anche rivedendola, in pratica per chi non la ricordasse l'addestratore ad un certo punto lega una delle gambe davanti del cavallo a metà e gliela blocca con le redini, il cavallo in pratica stà su tre zampe. Poi con la forza lo obbliga a inchinarsi (e giù lacrime...e rabbia..e lacrime..) e quando è inginocchiato lo obbliga a stendersi.

Quando ci riesce chiama la ragazzina e le dice di salirci in groppa, lei è molto spaventata ma poi piano piano riesce con enorme sollievo di tutti.

Poi il padre della ragazzina dice alla moglie di sentirsi esattamente come quel cavallo (avevano problemi di coppia e lei si era invaghita dell'addestratore) si sentiva come quel cavallo, doveva scegliere, o continuare a combattere una battaglia inutile o arrendersi e inchinarsi agli avvenimenti. (qualcosa del genere)

Beh questo passaggio, quello strazio nel guardare il cavallo obbligato a piegarsi mi ha sempre dato il magone, non riuscivo neanche sapendo il finale ad accettare quella sorta di violenza che mi pareva che gli avessero imposto.

Il marito lascia li la moglie e le dice di tornare con calma, molta calma, prendendosi tutto il tempo per pensare e per tornare con una risposta. Si era arreso alla situazione, aveva smesso di combatterla.

Oggi ero un pò malinconica e mentre camminavo m'è tornata in mente questa scena e mi sono sentita quasi presa dal panico, lo so che è assurdo, eppure il cavallo legato e obbligato a inginocchiarsi continuava a sembrarmi una brutalità. Continuavo a viverlo come se capitasse a me, come se fosse un'ingiustizia.
Poi mi sono soffermata sulla fine, sulla ragazzina che riconquistava il suo amato cavallo, sul fatto che il cavallo la rifiutasse per paura e .. sul fatto che solo l'addestratore era riuscito davvero a capire che cosa era meglio per loro... già...come se noi sapessimo sempre cos'è meglio per noi, però ci comportiamo come a saperlo e se non riusciamo a inginocchiarci, ad arrenderci quando serve, siamo fregati.

Ora mi chiedo se sbinario troppo a pensare che potremmo essere sia il cavallo che la ragazzina, che in qualche modo non riescono più a muoversi assieme e che sia necessario, a volte, l'intervento di un'ipotetica forza superiore per obbligarci ad arrenderci, anche magari con la forza, contro la nostra volontà.

O magari l'addestratore è proprio la nostra Volontà più vera che però in determinate situazioni non può che costringere con la forza.

Adesso che riesco a percepire la fine e non solo l'atto crudele mi rendo conto che c'è un infinito amore nei gesti dell'adestratore che conosce sia la storia del cavallo che quello della ragazzina...forse arrendersi in certi casi potrebbe non essere così disastroso.

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