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Vecchio 04-03-2006, 13.11.03   #6
Ray
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Citazione:
Originalmente inviato da Haamiah
Con i termini concentrazione, espansione e meditazione, tu stai descrivendo i vari stadi che troviamo nella pratrica dello Hata Yoga.
I quattro stadi che portano alla meditazione sono:
Jagrat(attenzione), Pratiyahara(ritirare i sensi all'interno), Dharana(concentrazione) e infine Dhyana(meditazione), manca 'espansione' di cui non ho trovato l'equivalente in sanscrito, ma come tu dici dovrebbe essere una via intermedia tra Dharana e Dhyana.
Infine, come 'meta', Dhyana dovrebbe condurre al Samadhi, o consapevolezza superiore.
Bye
Da quel che mi pae di capire dal discorso di Uno, ma ovviamente chiarirà meglio lui, non c'è vera corrispondenza tra gli stati da lui descritti e quelli dello Hata Yoga.
Tra l'altro le prime incomprensioni occidentali sullo Yoga iniziano proprio quando si cerca di tradurre i termini, che l'occidentale avrà la tendenza ad interpretare secondo la sua natura più "concentrativa" rispetto a quella più "espansiva" degli orientali. I termini che usiamo (attenzione, ritirare i sensi all'interno e concentrazione) richiamano delle azioni, in qualche modo degli sforzi... verrebbe occidentalmente da collegarli allo stato che Uno chiama concentrazione... solo che il punto di partenza è diverso.

Dicevo che secondo me non c'è vera corrispondenza. I 4 stadi dello Yoga richiamano più 4 "livelli" di coscienza, ad indicare un percorso "ascendente" (fino al Shamadi), mentre Uno credo che parli di modalità della coscienza, tutte e tre suscettibili di percorso ascendente.

Altra difficoltà può insorgere tenendo conto che quel che si intende qui per "concentrazione" si riferisce sia al procedimento che al risultato dello stesso. Provo a spiegarmi: io mi concentro quando muovo dal mio stato abituale di coscienza verso un "restringerla" tutta in una direzione (la concentro tutta verso un "punto") e mentre lo faccio posso dire che mi sto concentrando. Questo però implica indefiniti livelli di concentrazione fino al risultato ultimo di essere concentrato in un unico punto.
Ora, il "tendere" la mia coscienza verso un unico qualcosa, in modo che sempre meno si "disperda", per usare un'espressione figurata, è usare la mia coscienza come un elastico. La modalità solita è la lunghezza naturale dell'elastico. Quando lo tendo mi concentro. L'espansione dovrebbe quindi essere l'opposto... e infatti non posso con la volontà fare sull'elastico l'opposto che tenderlo...
Il lasciare andare l'elastico (lasciarsi andare, espansione) avrà tanto più effetto, se lo faccio, tanto più sarò concentrato. E lo stato intermedio di meditazione, come risultante dei due, sarà tanto più profondo quanto più moto di concentrazione-espansione avrò impresso all'elastico.
Come diceva Uno, embrionalmente facciamo tutti esperienza di questi tre stati più o meno occasionalmente nella vita quotidiana... ma la partenza è lo stato di sonno (non il dormire fisico)... poi man mano che riusciamo a concentrarci ed espanderci di più la nostra capacità di "meditazione" e, con essa, il nostro livello di coscienza abituale cresceranno.

Ritengo che lo Yoga descriva i 4 livelli di coscienza di cui sopra sia appunto come stati sia come procedimenti, ma appoggiandosi ad una naturale propensione all'espansione delle genti a cui era rivolta originariamente. Ma il loro raggiungimento è comunque il risultato di volta in volta ottenuto dalla crescita della coscienza tramite concentrazione-espansione... un po' come funziona il respiro...
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