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Vecchio 15-06-2010, 11.00.45   #1
Uno
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Predefinito La vita e la morte in senso filosofico

E' una delle tante dicotomie, se non esistesse la morte non potremmo percepire la vita.
Potremmo anche dire che la vita è questo momento di cui siamo coscienti (più o meno) in mezzo alla morte.
Tramite le memorie tramandate, e le analogie con le vite animali e vegetali più brevi delle nostre, sappiamo, quanto meno razionalmente, che in periodi lunghissimi di non vita di un soggetto/entità si inserisce un periodo breve (lo è sempre rispetto al totale di esistenza/non-esistenza) di vita.

Per comprendere la vita dovremmo partire dall'esistenza.
Esiste ciò che esce, emerge dalla non esistenza, se vogliamo visualizzare la cosa è la terza dimensione che fa esistere in questa realtà ciò che già è nelle due dimensioni, due dimensioni che in questa realtà non esistono se non concettualmente.

Quindi tutto ciò che ha un qualche tipo di corpo esiste, ma la vita come la inquadriamo?
Vivere è la capacità di di quella terza dimensione che emerge di muoversi, di relazionarsi con altre esistenze, di produrre altre esistenze e anche distruggerne.
In questa ottica anche una montagna ha una sua, seppur limitata vita. Se mi frana addosso mi uccide e l'entità Uno cessa di esistere.
Viceversa potremmo affermare alla maggiore capacità di muoversi, di relazionarsi, percepire, creare e distruggere etc.. corrisponde un grado di vita o vitalità maggiore.
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