Discussione: Opera al nero.
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Vecchio 24-02-2011, 00.27.01   #419
Sole
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Faccio diversi passi indietro rispetto a dove siamo arrivati con il discorso perchè vorrei tronare a parlare della paura, del sentire la paura durante la fase del nero.

Ho trovato questa frase nel "L'arte della guerra" di Sun Tzu (Compralo su Bol clicca QUI e aiuterai Ermopoli). E' un libro con delle interessanti anologie di quello di cui stiamo parlando, anche se mi par di capire che i generali delle armate lavorino già nella Albedo per l'analogia.
Citazione:
Ciò che fa muovere il nemico di sua iniziativa è la prospettiva di un vantaggio, e ciò che gli impedisce di muoversi è il timore di un disastro.
Il timore di perdere qualcosa è quindi un punto focale. Perdere qualcosa fa paura. Se non si ha nulla da perdere si è liberi di muoversi e scegliere in maniera molto più indipendente ed incondizionata.
Quando più sopra parlavamo della forma che non si ha energia per rompere, forse che l'energia dovremmo procurarcela non solo esperendo l'intera forma e usando di essa l'ntero potenziale, fino a che non ne possiamo più e naturalmente si rompe per eccesso, come fosse la via umida, ma anche e forse più velocemente ma pericolosamente, ponendoci il problema di perderla con un atto di volontà e cognizione di causa, come fosse la via secca. E solo il pensiero di perdere qualcosa a cui siamo attaccati fa molta paura.
In effetti chi si pone il problema di perdere una forma in cui si sta bene? Perdere qualcosa di comodo per cosa trovare?
E' un continuo affrontare il cambiamento della morte. E la morte fa paura.

Solo la prospettiva di un vantaggio fa muovere, solo che non consideriamo un vantaggio morire. Però ogni volta che una forma muore il centro magnetico aumenta.

Mi domando se seguire la paura sia una via da seguire nella palude. Quella paura che è il segnale che tiene vivo lo scopo.

Non so se sarà chiara la paura a cui mi riferisco, lo spero. Psicologicamente si potrebbe chiamare la paura di affrontare le conseguenze.
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