Discussione: Raffronti
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Vecchio 27-10-2010, 21.02.39   #2
Grey Owl
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Mi scuso luke se quello che dirò ti sembrerà banale, di scarso contributo alle tue domande. In ogni modo posto lo stesso in quanto mi hai fatto pensare a quei momenti in cui tutto pare nero e senza soluzioni.
Citazione:
Originalmente inviato da luke Visualizza messaggio
Mi chiedevo il senso del raffrontarsi o confrontarsi con gli altri da cosa possa scaturire.
Il confronto con quello che proiettiamo nell'altro è inevitabile. Personalmente non credo di raffrontarmi oggettivamente con l'altro. E' inevitabile che molte cose vengono poiettate nell'altro e quindi un reale confornto non c'è.
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Razionalmente penso che ognuno dovrebbe fare la corsa esclusivamente su se stesso, troppe cose sono diverse tra gli individui,( educazione , costituzione psicofisica, contesto in cui si nasce e cresce ecc), che senso avrebbe una gara in cui qualcuno va piedi , qualcun'altro in aereo, chi si trova una discesa, chi una salita peggio dell'Everest?

Ognuno fa la corsa per se stesso però può cercare di farla in compagnia di altri. Questo è il senso della condivisione in cui ognuno da quello che ha e lo condivide. Ci si fa compagnia ed allo stesso tempo si può aiutare o essere aiutato in alcuni momenti della corsa (preferisco pensare ad un camminare).
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Purtroppo nonostante i buoni propositi poi il raffronto continua più o meno sommerso e crea rabbie e amarezze molto più intense delle eventuali gioie e soddisfazioni.
Comprendo cosa intendi, ci si scopre ad avere pensieri "sbagliati" e questo crea tensioni interiori. Si hanno rabbie ed amarezze e pare che queste permeino tutto il nostro essere.
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Perchè ciò che siamo o che facciamo non basta a farci concentrare solo su noi stessi, al limite prendendo spunto , laddove è il caso dagli altri, senza esserne incastrati?
Forse perchè siamo troppo esigenti con noi stessi, pensiamo di essere quella cosa o desideriamo arrivare ad essere in un certo modo e così perdiamo contatto con noi stessi e con la realtà. Rimanere concentrati su noi stessi richiede molta energia, rimanere concentrati su noi stessi vuol dire accettare anche quelle parti di noi che non ci piacciono. Questo ci porta ad allontanarci inseguendo quei modelli a cui aneliamo.
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Dove e come si può riuscire a non commettere questi errori quando la vita che fai ancora non ti offre motivi sufficientemente forti ed attraenti per amarla?
Mi ha colpito molto quando dici "dove e come", mi ha fatto pensare al qui e ora. La vita offre tutte le possibilità, magari dipende da noi riuscire a cogliere le occasioni che la vita stessa ci offre. Motivi forti ed attraenti per amarla ce ne sono, bisogna mettersi in strada ed in gioco per coglierli.
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Dietro questo ci deve essere un miscuglio di invidia, superbia, scarsa autostima, orgoglio ferito o anche altro più profondo che non vedo?
Quello che spesso viene definito il nostro nero, questo elenco di sentimenti sembrano tutti venire dal nero che abbiamo dentro. Ci sono momenti in cui il nero ci copre e pare di annegare in esso. E' quella fase che potrebbe essere paragonata al solve dell'alchimista. Solve et coagula che nell'alchimica è il mezzo usato per evolvere e rigenerare se stessi.
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