Discussione: Vergogna
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Vecchio 26-03-2008, 01.46.01   #26
jezebelius
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Riprendo un attimo questo discorso.

Volevo portare, per quel che mi riguarda, una situazione per cui cerco di capire sta vergogna.
Si è detto, insomma, che può trattarsi di non accettazione o anche di senso di colpa o addirittura che la vergogna può arrivare a salire anche dopo che un fatto si è commesso; nel senso che questo moto interiore sovviene successivamente e non durante a mò di campanello.
Non so quanto avvalorare questa considerazione poichè ho visto su di me, e forse mi sbaglio o forse, anche, non ho visto bene ma insomma questo moto, come poi tutti gli altri di cui abbiamo poca coscienza, agisce in sordina.
Ho potuto notare che ci sono atteggiamenti in cui provo vergogna anche durante e semmai, quel che sento dopo, mi spinge più a ricordare quell'atteggiamento che ho avuto e ciò che ho " sentito ".
Voglio dire che, al di la di tutto, per come una situazione si è svolta, comunque, in quell'istante, ho provato vergogna solo che, come dire, l'ho sepolta per poi aspettare, mediante altro forse associazioni, che successivamente uscisse fuori.
Questo modo di porsi, sia nei confronti di se stessi e sia nei confronti degli altri, mi pare che l'abbiamo detto, genera da un lato quel rossore che ci vede protagonisti anche interiormente; dall'altro, non di meno, ci vede protagonisti agli occhi degli altri.
Tornando un attimo indietro, per quanto ho la capacità di riprendere quel che mi è accaduto, ricordo che nel periodo delle elementari erano poche le volte che uscivo dalla classe per andare in bagno.
Sembra una stupidaggine ed in effetti forse lo è ma se guardo bene, questo " reprimere " ha un sapore amaro ( lapsus...nel cercare di scrivere " amaro ", mi son venute fuori le parole " amore " ed " amare "...) che mi tiene compagnia da un bel po.
Tornando a quella situazione per cui non chiedevo mai di uscire o andare in bagno, le volte che chiedevo, al contrario, di andarci mi " limitavo" solo a fare la pipì.
Questa riflessione che forse è comune a tanti credo, può essere accomunata, secondo me, ad una sorta di repulsione quando ad esempio si parla dei " bisogni " fisiologici. Ho notato che ci son persone che hanno difficoltà a parlare di queste necessità fisiologiche, come fosse un qualcosa da tenere nascosto, segregare. Ora non voglio portare l'attenzione su altro ma era solo per dire che probabilmente, chi più chi meno, tutti si è, come dire, interessati da questa tipologia comportamentale.
Tornando alla scuola, avevo in effetti vergogna di andare al bagno per una serie di motivi primo fra tutti sapere che qualcuno poteva "sentirmi" o pensare che qualcuno fosse in bagno ( da questo poi associare che una volta uscito quel qualcuno ero io ), addirittura, mi sentivo " colpevole" per l'odore che, inevitabilmente ed anche chiaramente, ne derivava.
Son portato poi, mi rendo conto, a fare più o meno la stessa cosa anche quando, oggi, vado in un bagno di un luogo pubblico: tendo a limitare il tempo da " perdere " in bagno, tanto è vero ci vado in quei casi che possono essere definiti estremi, come erano estremi quelli per cui chiedevo di andare in bagno nel periodo che ho riportato.
Insomma una repressione che forse ho elaborato per una certa parte ma che per altro, ancora, ha un non so che di occulto.
Mi ricordo che quando ero piccolo - e lo faccio ancora adesso - quando sono in bagno, devo chiudere la porta a chiave per essere tranquillo, al riparo da ciò che può essere una intrusione anche violenta in quel che sto facendo.
Questo si collega al fatto che volevo " nessuno mi vedesse ", in una cosa intima, personale.

Fermandomi ancora in quel periodo il " trattenere ", insomma non chiedere di soddisfare un bisogno e cercare di " rilassarmi " soltanto a casa, in quel luogo che in effetti mi faceva sentire più riparato, poco meno lontano da un giudizio - di fatti chiudevo comunque la porta, come la chiudo ora - mi riporta alla mente qualcosa di sgradevole che non è soltanto associabile al " bisogno fisiologico" ma che mi produce nello stomaco qualcosa che non riesco a decifrare o anche solo leggere.
Anche per me, in effetti qualche volta, si è realizzata la situazione per cui, a letto, mi ritrovavo con le lenzuola bagnate; la pipì a letto credo che sia il classico per un bambino. Ma mi rendo conto che faccio fatica - facendomi problemi su problemi, per una cosa che lucidamente non dovrebbe - anche solo a pensare alla c...a, alle feci.
Come, ancora, la vergogna scatta oggi, lo ripeto così suppongo di non dimenticarmene, quando fuori del bagno, ci sono altre persone; quando, forse, mi sento nudo davanti gli occhi altrui anche se c'è la porta a dividere ( una porta fittizia per certi versi ) e quindi non ho più la mia " immagine " che mi supporta. Quando, ancora, ho paura di dire la mia in mezzo ad un gruppo, che sia una classe o anche no ( anche se in parte questa manifestazione, non so come, l'ho superata ma forse pure qua me la racconto ). Tuttavia non posso non mettere qua perchè la vedo o meglio che dica sento, collegata quando scattavano a seguito di questa repressione forse, i pianti a cui si associava, una rabbia incontrollabile. Ecco la maggior parte delle volte il pianto arrivava perchè, anche in quella occasione, mi ero sentito " nudo", scoperto anche da solo.
Non credo che sia finita ma per il momento, anche se forse un po lungo, metabolizzo un po questo.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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