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Vecchio 04-09-2010, 15.07.00   #2
Edera
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ANALISI.

Nelle sue opere Kokoschka denuncia la decadenza della coscienza all'interno della società a lui contemporanea, una società dominata dalla moderna 'zivilisation' in cui la scienza, ormai surrogata degli antichi saperi, si limita a sancire l'esistente.

Nel suo teatro espressionista le figure non rappresentano mai identità specifiche ma piuttosto archetipi universali per mezzo dei quali ciò che viene messo in scena non è la storia di qualcuno ma il delicato meccanismo degli equilibri della psiche che governa ogni uomo del mondo.
Nella sua prima opera 'Sfinge e uomo di paglia' egli denunciava l'incapacità dell'uomo di reagire alla fascinazione provocata in lui dalla donna attraverso l'attrazione sessuale ma più che della donna in sé dall'Anima, nome stesso della protagonista. Anima in gradi di ridurre il maschio a uomo-larva, totalmente sottomesso all'invasione del sacro femminile, femminile che in questo modo assume le caratteristiche oscure del demone, del vampiro, dell'Ombra indefinita che cerca (invano) di darsi un'identità tramite il maschio.

Nel Morder invece il superamento di questa condizione può avvenire solamente tramite una morte: quella della matrice della vita (Donna), costretta nei tormenti della Passione a trasmutare la sua carne in alimento salvifico.
Ma perché questo processo si compia è necessario che i due sessi entrino in conflitto, brucino nel rituale dell'unione le loro rispettive scorie, mescolandosi affinché dopo l'orgia di Eros e Thanatos possa nascere un nuovo giorno.
Sono chiari, nell'opera, i riferimenti all'unyo mistica della Tradizione ermetica.
La torre/sepolcro nella quale viene seppellito l'uomo è l'equivalente dell'Athanor, il forno dove gli alchimisti bruciano e purificano i loro metalli. E' il luogo dove i due protagonisti devono entrare in conflitto, bruciando e purificandosi.
Altri richiami sono il bianco e il rosso usati nell'impaginazione visiva dell'opera, il sole e la luna alchemici ricorrenti nelle litografie preparate dall'autore per la messa in scena.

Uomo e Donna assunti quindi come figure archetipiche mosse dall'irresistibile attrazione degli opposti, lui l'essere 'reale' appartenente al mondo della forma e dell'individuazione viene attratto da lei, figura dell'Ombra, della Tenebra, nata nello stesso momento in cui si è scelto di opporre all'Io, il buio del non-Io.
Costruito su una sequenza a tre fasi, come nei rituali di morte e rinascita, l'azione del Morder inizia quando l'unità è minacciata di separazione e affiora lo spettro del Due, la stagione del Femminile.
Espressa dal pallore del viso, la decadenza del personaggio maschile è la stessa decadenza dello Spirito quando diviene pura ragione e razionalità asettiche, perdendo ogni contatto con la vita. Nel suo pallore c'è la purezza del concetto quando non viene offuscato dal gravame della materia, ma già dalla didascalia iniziale risulta evidente lo stato di impotenza creativa a cui è esposta la psiche quando la polarità 'alta' non è fecondata dall'energia del 'basso'.
Uomo è si un condottiero ma i suoi guerrieri sono stanche e svogliati, segno che l'antico splendore è in declino.

Rispetto alla precedente opera il Morder rovescia i protocolli, il topos della vampirizzazione. Erige l'uomo a carnefice e la donna
è sì ferinità, energia cieca mossa dal proprio sempiterno ritornare ma anche la fucina della vita. Senza il suo moltiplicarsi non ci sarebbe né slancio né tensione, l'esistenza congelerebbe nel desolato regime dell'identico. Nell'opera l'Ombra, il lembo caudato del femminile che ne esprime l'animalità è meno forte dell'attrazione esercitata dalla parte opposta della figura, a conferma del doppio statuto della Madre Universale, emblema infero ma anche di serena rigenerazione.

Votata all'abbraccio e alla fusione la donna non capisce la ritrosia maschile a lasciarsi coinvolgere e vede nella sua volontà di separazione un'insopportabile gelo, un tradimento nei confronti del vivente. Colpendo l'uomo al fianco, nel punto in cui dall'Antropos originario è uscita Eva, il suo doppio femminile, essa inaugura il secondo tempo dell'azione, quello della 'caduta.
Corrispondente al rituale della discesa agli inferi, con cui l'individualità finita ritorna all'indifferenziato, la stazione alchemica della nigredo è presente nel Morder tramite la cerimonia del seppellimento. Il basamento funebre è su un terreno nero in salita e dopo la deposizione la donna traccia sul muro una grande croce bianca. Croce e montagna con il loro rinvio al sentiero del Golgota sono simboli di Passione, ma anche di Redenzione, mentre il bianco se allude al supplizio della coscienza che va immersa nella palus putredinis per venire rigenerata è anche emblema di catarsi di resurrezione.

Esiste dunque Notte e notte: come c'è la notte del coro, uomini e donne che si accoppiano per terra nella totale perdizione di sé, c'è la notte dei protagonisti archetipici che è itinerario di salvezza. La morte riguarda solo l'essere 'reale' ma non lo Spirito, essere che in ogni caso era già pervaso dal disfacimento e che abitava un tempo avaro, sterile, anestetizzato.
Il canto del gallo che echeggia nell'attimo in cui sembrano dominare le tenebre più nere è il principio di coincidenza tra fine e inizio, il richiamo alla necessità del morire affinché si consumi il rituale di morte della morte. Analogamente al protocollo alchemico in cui il processo di produzione del lapis risulta possibile solo grazie al mantenimento di un residuo di coscienza,l'uomo del Morder per quanto debilitato e ferito non muore, anzi intona il canto della Passione che nell'universo di Kokoschka è presagio di trasmutazione.

Gli archetipi della Caduta e del Ritorno sono alla base del teatro di Kokoschka, in cui la donna è il versante in ombra del divino sempiterno, forza generatrice che va redenta affinché ritorni lo Spirito.
Solo un interscambio tra i principi in lotta consente la rinascita: cedendo l'un l'altro le proprie prerogative, il Maschile e il Femminile cessano nel momento epifanico del Tre, la loro dualità si ricongiunge nel mito Androgino, emblema di totalità riattivata. E' il tema finale del morder in cui l'uomo risorgente dal sepolcro ha ora i colori iniziali della donna (rosso=vita) mentre la protagonista femminile si inarca rigida e bianca a presagio della morte imminente. Il gesto omicida dell'atto finale viene confermato nelle sue valenze salvifiche, sicché la creatura risorgente non è né uomo, né donna ma il glorioso prodotto della loro unione.

Ultima modifica di Edera : 04-09-2010 alle ore 15.11.32.
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