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Vecchio 09-06-2006, 16.03.38   #5
jezebelius
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Penso che Tu abbia ragione.
Le informazioni che si recepiscono non solo rientrano in questa operazione ma addirittura vengono elaborate in maniera " più rude ".
Vengono interessati settori dei quali non si ha piena consapevolezza..determinando quello che si chiama l' " agire istintivo ".
Ad esempio, la completa sudditanza di " noi stessi " alla rabbia ovvero lo scalzare della coscienza " vigile " ( poi bisognerebbe vedere quanto vigile ) in seguito ad uno scatto di ira è anche, a mio avviso, un altro modo di reazione: quante volte ci si è trovati nella situazione di " scattare " per un motivo particolare che ci aveva fatto girare le bolas e per un istante ci si è trovati a pensare a noi stessi come ad una persona diversa che aveva concretizzato quel'azione.
E' probabile, come nel caso della lattaia, che quella decodificazione di segnali, che descrivi Kael, sia legata al possesso di una sorta di " chiave " di lettura che appunto, se anche ad un livello " più basso " fa collimare le informazioni possedute con quelle che riceviamo dall'esterno.
Questo interagire determina, in un secondo momento, la reazione che è funzione di questa lettura.
Credo che ciò sia dimostrabile dicendo che il mio istinto " reagisce " in determinate situazioni e non in tutte visto che solamente particolari condizioni presentano " caratteristiche " tali da fare in modo che si verifichi quell'agire istintivo per quella definita situazione.
Aggiungo che secondo me, questa operazione di decodifica del segnale è più intensa per esperienze che interessano il vissuto;in altre parole si cerca una simil correlazione tra ciò che possediamo( o che è stato ) e quello che ci servirebbe. Questo, in secondo luogo, deriva dal fatto che per certi versi l'uomo segue una linea di autoconservazione - che si estende in ogni dove - la quale tende a lasciare..o meglio ad imprimere una " presenza " che a livello microcosmico interessa la singola esperienza ed a livello più esteso, costituita dalle singole azioni, considera l'esistenza stessa dell' individuo.
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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