Il silenzio, cruccio e tormento per tanto tempo.
Credevo che il problema fosse il silenzio degli altri ma in verità il problema è mio. E' mio il silenzio di cui ho paura.
Mi ci ero avvicinata mesi fà quando ho scritto che telefonavo a chiunque pur di distrarmi da me.
Ecco oggi pomeriggio sono stata presa dallo stesso bisogno frenetico di chiamare, parlare far chiasso ma si è sciolto come neve al sole appena ho detto no. Un no che mi ero forzata a dire per tanto tempo ma che oggi è uscito da solo.
Io credo che, appunto, non fosse il silenzio degli altri a farmi paura ma piuttosto il mio.
Il mio non dire, il mio tacere, il non riuscire a raccontare cose spiacevoli.
E allo stesso tempo l'eco di quello che avrei voluto, dovuto, potuto che rimbalzava in testa.
In un certo senso io ho tradito me e nel silenzio degli altri non facevo che percepire il vuoto che mi portavo dentro e quell'eco fastidioso.
Molte volte, a iniziare dalla prima spaicevole esperienza, ho taciuto per percepire poi quel silenzio come un "è troppo tardi adesso" o anche peggio "non l'hai detto quindi ti andava bene".
Salvo poi straparlare quando non serviva.
Questa sera il vuoto mi fà meno paura, sarebbe forse più corretto dire che io mi faccio meno paura, sento che non c'è nulla di davvero indicibile in quanto ho dentro e che nessuno per cui ho taciuto si meriti tanto.
Ecco io penso di aver appena iniziato a percepire questa cosa, stò avvicinando i pezzi non li ho ancora messi assieme ma mi sento meglio, meno agitata, meno ansiosa.
Il silenzio si stà rivelando un'esperienza interessante, vuoi mai che un giorno diventi persino piacevole.
Chissà magari nel tempo abituandomi al silenzio, riuscendo a rilassarmi in esso e a metter meno distanze con me stessa mi riuscirà anche di fare bene il TA, non sò perchè ma credo che le due cose siano collegate.
In ogni modo grazie per il tempo che mi avete dedicato, comincio a capire anche che in certi silenzi ci sono molte più parole.
