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Vecchio 25-04-2007, 03.45.36   #25
Ray
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Originalmente inviato da RedWitch Visualizza messaggio
Faccio un passo indietro.. La rabbia non deve occupare tutto me stesso.. ma devo poter avere lo spazio per poterla osservare... pero', prima di tutto questo, la rabbia bisogna conoscerla, sperimentarla.. provo a spiegarmi:
E' vero che l'istinto, quando mi arrabbio è quello di sfogarla, pero' ci sono casi in cui, invece che sfogarla la reprimo, ecco questo era il mio status.. ogni volta che mi arrabbiavo, invece che sfogarla la reprimevo, e poi sfogava in altra maniera (stati ansiosi), perchè da qualche parte deve pur uscire, se non do una valvola di sfogo il corpo se la prende.
Per riuscire ad esprimere la rabbia, ho dovuto forzare su di me.. e poi quando ho imparato a buttarla fuori , mi sono resa conto di cosa tenevo dentro , perchè se lasci uscire la rabbia dopo che ti ha sommerso, fa un "botto"...
Ho visto cosa ero capace di fare. E credo che questo mi sia stato molto utile, per riuscire poi a trattenerla e ad usarla diversamente , a fare sì che non mi sommergesse (e non sempre ci riesco, nemmeno ora).. ma prima ho dovuto conoscerla.. quindi, non penso che sia sempre sbagliato, esprimere le emozioni, almeno fintanto che ci sommergono e fintanto che non conosciamo quello che provocano in noi;
osservare l'emozione dovrebbe essere il passo prima che diventi stato d'animo.. prima che l'emozione mi sommerga, se riesco ad "acchiapparla" , a quel punto posso darle una direzione diversa dall'esterno (il tizio o la cosa che mi suscita l'emozione)

Concordo con quanto ha risposto Kael. Specifico solo che, nel caso che riporti, l'esprimere è si indispensabile di primo acchito, ma per opporsi ad un meccanismo diverso dall'esprimere automatico, ovvero quello di reprimere. Mentre il non esprimere si oppone a quello di esperimere inconsapevole.

E' chiaro che se mi trovo nella condizione in cui reprimo le emozioni devo prima imparare a non farlo. Infatti se le reprimo non so di averle. Se tu reprimevi la rabbia non sapevi di averla, eri infatti convinta di avere stati emotivi altri, come l'ansia, che erano la conseguenza della repressione.

Dico anche che, quando hai iniziato ad esprimere la rabbia, non osservavi la rabbia ma te che eri arrabbiata e la esprimevi. Solo dopo, quando hai iniziato a trattenerla hai potuto vederla davvero (è una sottogliezza che non so dire meglio adesso, ma penso che hai capito, dato che è tua esperienza).

Inoltre ricordiamoci che qui stiamo parlando di sofferenza e non di rabbia e forse dobbiamo specificare meglio alcune cose.
Quando reprimevi la sofferenza era data dall'ansia e non dalla rabbia, ma quella sofferenza non poteva essere trasformata dato che era illusoria... hai dovuto prima far venir fuori la rabbia. Quando ha iniziato ad uscire immagino tu ti sia resa conto di questo.

Provo a specificare ancora meglio. Sopra ho detto che la magior parte della sofferenza è illusoria. Illusorio non significa che non esiste, semmai che non è reale, esiste ma è inutile. Ma io percepisco, percepisco eccome. E' come la classica oasi del deserto... la vedo, sono convinto che ci sia, ma non posso dissetarmi perchè è illusoria.
Il paragone regge anche se avanziamo nel discorso. L'oasi è l'immagine di un oasi che è da un'altra parte... una proiezione. Come l'ansia che lo è della rabbia. Devo arrivare all'oasi vera per bere.
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