Discussione: Precarietà
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Vecchio 18-01-2012, 11.40.55   #3
Uno
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Per un Santo è facile trovare compagnia alla sua altezza o come meglio preferirei dire una compagnia che vibra similmente a lui?
No, ma egli o prima o dopo "si mescola" in mezzo a persone che lo fanno soffrire perchè soffrono.
Ecco un punto fondamentale, non soffre perchè gli altri sono diversi o lui è diverso dagli altri, soffre perchè gli altri soffrono.

A qualcuno del paragone potrebbe non interessare nulla, è giusto, non tutti aspirano a diventare santi, però comunque il ragionamento può servire anche a chi della santità non interessa nulla.
La precarietà è una condizione o stato (non sono la stessa cosa, ma in questo ci stanno bene entrambi) di un soggetto rispetto ad un ambiente o a se stesso.
Può essere precario l'equilibrio in quell'ambiente o precaria la presenza in quell'ambiente, alla fin fine le due cose convergono
Un santo si può considerare precario rispetto alla società?
Direi di no anche se poi è un bel pesce fuor d'acqua soprattutto in questi tempi in cui i valori sono decisamente altri. Perchè il santo ha una sua stabilità e pur essendo nella società non ne è dentro, non segue, ma accetta e comprende (fondamentale) certi valori che non corrispondono ai suoi o meglio ai veri valori.
Ecco da dove scaturisce la sua sofferenza, sa che chi fa suoi quegli altri valori deve soffrire e lui soffre per loro, non soffre direttamente per i valori che lui segue.

Scendendo la scala, all'opposto troviamo la persona comune che desidera essere accettata. Accettata significa essere presa così com'è, perchè? In un certo senso la stabilità che manca individualmente la si può assaggiare in mezzo ad altro. Una persona ubriaca starebbe comunque in piedi in un autobus dove tutti sono stipati come sardine, non avrebbe proprio lo spazio materiale per cadere.
D'altro canto inserirsi in un ambiente che supplisce la nostra mancanza di stabilità ci chiede in pagamento lo spazio vitale.

Sono più chiari i due opposti?
Il santo che non ha bisogno di entrare "nell'ascensore" ma in un certo senso c'è più dentro di altri, osserva e vede quanto soffrono a stare stretti (e per altro) e soffre per loro, con loro.
Poi c'è quello che o sta fuori ma non sta in piedi da solo, oppure entra ma gli manca l'aria, in ogni caso soffre per se.

Santo o non santo... la chiave è la stabilità che è il vero opposto della precarietà, stabilità però non, non solo, rispetto a qualcosa/qualcuno, questa è una conseguenza, rispetto a se stessi.
Si può andare oltre alla persona comune e al santo, ma bisogna passare (che sia per una vita o per 10 minuti) per entrambi.
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