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Vecchio 03-07-2006, 22.21.06   #14
stella
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Originalmente inviato da Osiride
Eco era una ninfa che riusciva ad incantare con la parola. Zeus se ne avvaleva per distrarre Giunone e poterla così tradire con le altre ninfe. Ma Giunone, scoperto l'inganno, punisce Eco togliendole la possibilità di parlare autonomamente: ella può adesso solo riferire le parole che gli altri pronunciano.
Poi accade che Eco, addolorata per essere stata respinta da Narciso, piange fino a rinsecchirsi e a ridursi a un sasso in prossimità di uno specchio d'acqua. Narciso si trova a passare vicino a questo specchio d'acqua e vede la propria immagine riflessa. Se ne innamora perdutamente. A questo punto egli urla il proprio dolore e la propria infelicità per l'impossibilità di realizzare l'amore nei confronti della propria immagine riflessa.

Questo è il mito di Narciso e di Eco, così come compiutamente raccontato da Ovidio nelle sue Metamorfosi.
Sei particolarmente intuitiva per trasportare questo mito a ciò di cui stiamo parlando.
Giusto per gli amanti del simbolismo, sottopongo queste banali riflessioni.
Eco non è il simbolo della parola che incanta e che crea, ma che ha perduto tale potere?.
Il sasso rinsecchito: non è il Luz Alchemico, o il sasso sopra il quale, assopendosi, ha appoggiato la testa Giacobbe prima di sognare il Signore? Il sasso non è anche la Pietra angolare sulla quale è costruita ogni Cattedrale o la "Occultum Lapidem" degli Alchimisti?
Il pianto di Narciso non è il simbolo del pericolo che corre il Ricercatore che non è capace di "fondere" il "se" con il "Se"?
Molto profonde le riflessioni che proponi.... Eco è voce riflessa (alterità), Narciso si innamora della sua immagine riflessa... (pura, totale identità), la quale tuttavia giunge, sia pure paradossalmente, all'estremo di identificarsi con la pura e totale alterità di una immagine riflessa, totalmente irraggiungibile, e i due non possono comunicare...
Alla nascita di Narciso il cieco Tiresia, alla madre che gli chiede se il figlioletto avrà vita lunga, dà questo responso: "solo se non conoscerà se stesso"....
"Ch’io muoia prima che sia di te" sono le parole di Narciso, cui la ninfa fa da eco "Ch’io sia di te", il che può essere inteso come: è necessaria una morte, una profonda metamorfosi prima che sia possibile una congiunzione, questa volta a livello spirituale. La pietra e l’eco, ciò che resta della ninfa, sono i due elementi degli alchimisti: il "fisso" - pietra compatta, nocciolo duro, Verbo - e il "volatile" - il suo riflesso che si propaga.
E’ a questo punto che Narciso resta solo e, rispecchiandosi, "vede" se stesso...
Ma ciò che Narciso vede come fosse se stesso, ciò di cui si innamora, è l’identità tutta di tutte le cose, così come può essere colta solo se si accede alla dimensione universale dell’essere.
Ma per accedere a tale dimensione che è tutt’uno con l’atto di riconoscere se stessi sul piano spirituale, tutt’uno con il Sè, è richiesto di morire ad una dimensione egoica, razionale, racchiusa dall’involucro del corpo. Narciso anela all’abbraccio con il Sè ma questo comporta il sacrificio di sè come individuo particolare.
Perciò per accedere al proprio vero "sè" è necessario far morire l'Ego per poter abbracciare il tutto...

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