Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 31-12-2010, 20.54.35   #2
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Il paradiso è il paradiso, non desideri di più, nè vuoi essere in un altro posto, se lo hai conosciuto come l’ho conosciuto io te lo porti dentro ovunque vai, e cercherai sempre di riprodurlo. Ma cosa è mai questo luogo di cui tutti abbiamo sentito parlare fin dalla nascita? Dico che è il posto più adatto alla nostra natura, non bisogna procurarsi nulla, nè aspettare nessuno, c’è già tutto, si può usufruire di ciò che si ha intorno a piacimento.

Poco controllo nella mia vita di piccola era la ciliegina sulla torta. Perlomeno, la nonna vegliava su di noi, se c’era un pericolo ci proponeva una alternativa subito accettabile, la sua pazienza con noi era senza limite, infinita e di me nessuno mai disse che ero monella, anzi, passavo per una ragazzina tranquilla. In effetti il nostro non era baccano , ma impegnare e vivere il tempo, in concentrazione, e poi sicuramente prendevamo i segnali di si o oi no che ci venivano dati, ma senza motivo che a noi non apparisse giusto, non arrivava mai un no. Con mamy la cosa fu diversa, era tutto uno scoraggiare, e per principio; non sapeva educare e quindi vietava. Comunque non fummo costretti ad ucciderci, lei mancava otto ore al giorno, e anche papy, finchè non ci furono fidanzati tutto sommato in quelle ore eravamo libere di gestire il tempo; certo si studiava ormai, alle elementari avevo vissuto invece di rendita, ero troppo in gamba per non farcela solo con la presenza a scuola, ero molto attenta alla maestra, l’imprinding dell’apprendimento ci era stato assicurato, sempre solo da lei, quella grande anziana donna . Il suoi metodi di insegnamento erano spontanei, giocosi ,mi è venuto in mente che quando ero piccola facevo un sogno ricorrente, sognavo di essere nella casa della nonna ,mi sdraiavo sulla soglia di casa che era in pietra lavica , la sollevavo, ed era piena di pezzi da dieci lire. Un pozzo inesauribile di monete,tutte gratis,tutte per me .Rimanevo stupita per ore e ne tiravo fuori un pò. La nonna era per noi come una buona fata tutto l’anno, e spendeva tutta la pensione per i nostri piccoli capricci. Ma di notte quel pozzo pieno di soldi diventava un dono senza limiti. Ci raccontava spesso la favola di mastro Giuseppe, un calzolaio povero che sfidò gli spiriti e divenne ricco. Un giorno lui passo davanti ad un palazzo ,la porta era aperta, ne usciva un buon odore di pranzo,chiese permesso ,nessuno rispondeva e allora avanzando si ritrovò dentro casa, e apparse ai suoi occhi una tavola imbandita piena di ogni ben di dio. Provò a chiamare ancora, ma niente… allora si mise a sedere e cominciò un pò incerto dai caldi maccheroni. Io e le mie sorelle adoravamo i maccheroni. Poi passò al pollo al forno, e ancora alle frittelle con lo zucchero, crocchette di patate; dolci al cioccolato e ciliegie. Dimèntico che non era a casa sua, si addormentò su una panca. La mattina dopo un rumore di piatti e stoviglie lo fanno risvegliare, di la era tutto ripulito ma non c’era traccia di servitù o altra persona. Così si trattenne un altro giorno e un’altra notte.
Questa volta la mattina si svegliò sopra il comò , capi così, che c’erano delle strane presenze: si trattava degli spiriti. Provò a fare la voce grossa e a buttarli fuori facendo finta di essere il padrone. Poi un giorno,dopo che si era convinto di avere ormai conquistato il palazzo, potè pensare alla sua famiglia. Tornò a casa,di notte, vegliò sua moglie,ormai disperata e con la pancia vuota, lei e i bambini. Lo rimproverarono ma poi erano troppo felici di vederlo. Lui porto molte cose buone e molti regali, disse che un tale gli aveva affidato la casa dovendo andare lontano. Li porto con se in quello strano posto. Appena sotto il balcone del palazzo, le misteriose signorine vi erano affacciate e sembrava che fossero li da sempre. Fermò il calesse e disse ai suoi di aspettarlo. Salì di corsa per le scale, fece un baccano terribile ,minacciò quelle figure di fare cose brutte se non sparivano e poi fece entrare i bimbi e la incredula moglie. Noi avevamo veramente paura mentre ascoltavamo il racconto, conoscendo già che nella notte gli spiriti sarebbero ritornati e avrebbero spostato i bambini sui mobili e dentro i cassetti. Mastro Giuseppe allora uscì tutta la sua voce e la sua forza attraverso altre minacce , li spinse col rumore di un bastone sino al dirupo lontano da casa e lì ,essi precipitarono in un altro posto da dove decisero di non risalire. E tutti vissero felici e contenti.
Questa storia ci rese incantati e impietriti infinite volte; sedute attorno ad un braciere in mezzo ai mobili della nonna, che creavano senso di sicurezza e di calore. Che nonna stupenda,non si stancava mai, e noi approfittavamo tanto, come è giusto che dei bambini possano fare per farsi un’dea generosa ed eterna della vita. Questo mia nonna, e come spesso solo i nonni possono,perché non hanno fretta, ce lo diede per tanto tempo, anche se poi strada facendo lo abbiamo perso; ma almeno abbiamo avuto esperienza di quel totale senso di appagamento e inesauribile disponibilità .

Segue...Auguri

Ultima modifica di webetina : 31-12-2010 alle ore 21.15.42.
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