Discussione: Il paradiso perduto
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Vecchio 14-01-2011, 13.26.44   #23
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Stavo sempre in cerca di nuove emozioni. Non è che non facessi cose che fanno tutti, certo studiavo anche, andavo a messa, guardavo la tv, potevo anche io dover lavare a mano la biancheria prima della lavatrice che arrivò presto per fortuna. Ma paradiso era altro, erano emozioni, lo scoprire nuove cose, nuovi oggetti, nuovi movimenti. La casa si prestava a una varietà di cose nell'intervallo che la abitammo, dai miei dodici ai quindici anni; noi figli ce la godemmo come meglio non si può, e ogni tanto avevo nuove idee per darvi look nuovo.
Mia madre non mi ricordo in che modo era presente nelle faccende di casa, noi si faceva ciò era nelle nostre possibilità, e la nonna mi dava un occhio. Le mie sorelle più che altro eseguivano ordini : "prendi questo, prendi quello, portalo di là...
Spesso trovavo dei modi più simpatici per pulire casa, specialmente quando le stanze cominciavano a esigere tutte una riordinata. Amavo fare i grandi lavori, la soddisfazione era maggiore. Dopo che convincevo e motivavo per bene le ragazzine, si cominciava nel primo pomeriggio una volta sole, e si finiva a sera prima del rientro di mamy. Una di queste volte calcolai male i tempi e la quantità di sapone. Dopo avere fatto il letti, avere scopato le stanze e lavato piatti e bagno, mi venne la felice idea di sbiancare il pavimento; era in marmo tipo scaglia. Alzammo sedie e coperte , buttai a terra una bella quantità di sapone, forse Ava della biancheria(ava come lava... di Calimero) e cominciammo a strofinare con le scope, con gli stracci, a lungo. Fu un divertimento, il premio in soddisfazione sarebbe stato troppo bello, perchè è vero che disordinavamo ma la casa in ordine era il mio ideale. Anzi la casa perfetta lo era.
Lava che ti lava, al momento di sciacquare riempimmo i secchi di acqua che cominciammo a buttare per terra, con cautela si, per non bagnare tutto. Non ne uscii più, un lavoro immane! Si fecero le otto e mia madre tornando dal negozio cominciò da lontano a vedere l'acqua con la saponata nella strada, e poi che usciva dal nostro portone ovviamente, e nella scala un mare di acqua e schiuma ancora. Non fu di certo benevola, non alzava le mani, ma colpiva con gli apprezzamenti ...cioè con gli epiteti: " capuriuna ranni" ovvero capobanda maggiore(la grande delle sorelle), e l'immancabile "disgraziatuna amara" ; " comu putisti(come hai potuto)" , "cu tu dissi? (chi ti ha detto di farlo!)", ma le maschere che indossava il suo viso erano quelle che erano peggio delle condanne a morte, mi sentivo condannata al disprezzo e alla disapprovazione totali, peggio di una merdaccia insomma!...Lei non amava il mio osare, il mio sperimentare, ci voleva mummie, tutta colpa della nonna che ci lasciava fare... Non faceva casino sempre, ora capisco che fondamentalmente era ansiosa e preferiva stessimo immobili senza fare niente per evitarle fastidio. Non faceva casino sempre, anzi, era molto presa dal suo successo nel lavoro. La cosa più importante per me era quindi non farle vedere nulla per quanto mi era possibile.
Quante volte si usciva dalla nostra stanza e il fumo di pollo più pentola bruciati ci investiva come un proiettile. Mi, investiva, e la mente piu che i sensi; subito pensare a come rimediare, ero io che dovevo badare al pranzo quel tale giorno. Porca miseria quante cose ho lasciato bruciassero, quante pentole buttate, quante volte ricorsi alla nonna perchè ricomprasse i piselli, la carne...oppure quante altre volte mi dovetti sentire un mer....ccia. Tanto era inutile, rendere me una mummia era impossibile, avevo la memoria corta e la passione lunga.
Quella volta dormimmo con tutta con la casa bagnata, ma l'indomani il pavimento mi sembrava così bello...
Un'altra volta decisi che la nostra stanza doveva essere al massimo della perfezione. Volevo invitare le compagne di scuola, ero già al primo liceo. Mettemmo ordine, staccai le tende, le lavai e poi comprai la cera Liù. La vedevo in televisione, immaginavo quello specchio a terra e i pattini di panno. Coinvolsi le piccole, che mi aiutarono. Passammo il liquido, lo lucidammo con i maglioni vecchi e le ginocchia sul pavimento; erano belle queste imprese, iniziative nascoste ovviamente. Era un piacere una volta finito, guardammo soddisfatte, le facevo entusiasmare, mancavano solo le tende per completare l'opera. Era domenica e chiesi a mio padre il favorino di appenderle lui . Prese la scala, che non era a forbice, ma una fila di pioli , tutta di legno, alta. Il tetto era alto pure. La poggiò al muro al di sopra della porta e vi sali sopra, non appena alzò le braccia con la tenda, la scala comincio a scivolare e in un attimo mio padre fece un tonfo a terra. Mannaggia, non ci voleva, una calamità, questo non lo avevo previsto. Mentre si alzava da terra un pò ammaccato mi guardò e disse : " hai messo la cera tu?" . Io dissi no , come potevo dire si... Tea invece si ricorda che guardò anche lei me, timorosa, pensando a che fine avrei fatto io piu che al male che si era fatto mio padre. Lui si alzò e arrabbiato andò a cercare la latta, era un po nascosta fuori, la buttò dicendo che era stato stupido fargli mettere la scala dopo avere cerato all'insaputa. Beh, questo in sintesi... Aveva tanta ragione, il sangue mi si era fermato, e a seguire si era anche raggelato all'urlo di mia madre. "ahhhhhhhhh... chi fu? chi successi? ..." la cera"...Non dico altro che nemmeno ricordo, non furono botte, ma poi, la sera, nel letto, in un deserto sperduto privo di fantasia, l'idea e lo stato d'animo che affioravano erano di cambiamento radicale, nel buio, e mentre gli altri dormivano, mi dicevo che ora basta, dovevo essere migliore, niente più gioco, ne scherzi, ne fare disperare i miei, basta per sempre giocare, dovevo comportarmi da adulta, e quanto mi dispiaceva quella volta che mio padre ignaro fosse caduto. Ma quanto mi sentivo triste e infelice, le mie sorelline mi sostenevano sempre, mi amavano tanto, ma in quel momento io non lo sapevo che quel male che sentivo così radicale e pervasivo, insieme ai buoni propositi, poi passava.



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