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Vecchio 11-01-2009, 16.09.06   #2
jezebelius
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Mhm...forse una perdita di " equilibrio".
Sappiamo che il corpo, per decenni o più si è strutturato in un determinato modo. Tale apparato, non soltanto in riferimento all'ambiente o ai vari gradi di interrelazione è condizionato, giocoforza, soprattutto da ciò che viene introdotto col cibo. Se dunque " io sono " ciò col quale vengo in contatto e che per ragioni genetiche ho anche acquisito dal passato, mi troverò in una sorta di equilibrio quale risultante di un percorso.

Per esempio, per spiegare quel che voglio dire, se ho vissuto sempre nel nord Africa, abituato a quella temperatura e a quel tipo di cibo, lo spostarmi in paesi nordici, con temperature differenti minori rispetto a quelle cui sono abituato e cibo ovviamente diverso, non dico che non si possa fare, affrontare tale cambiamento, dovrò necessariamente trovare un'altro equilibrio che mi permetta di essere in "sintonia" col nuovo luogo.
Da ciò, quindi l'intervallo tra l'equilibrio precedente e quello successivo risulta essere il momento, da un certo punto di vista peggiore, in cui mi troverò in altro punto risultante.

Portato al cibo, se per il futuro i nipoti dei nipoti trarranno beneficio da quel cibo esotico che gira ormai dovunque oggi, noi che siamo nel mezzo subiremo questo passaggio. Però da tutto questo non riesco ad immaginarmi gli effetti, forse una debolezza del corpo in generale le difese con le immunitarie ne potranno risentire, o anche l'ingresso di nuove patologie, come dire, tipiche di zone differenti rispetto a quella in cui viviamo..
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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