Discussione: La vita e la morte
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Vecchio 31-12-2006, 01.45.09   #2
jezebelius
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E' vero....forse in questo modo che probabilmente è uno dei tanti, hai visto la connesione che esiste tra la vita e la morte. Un senso di continuità in fondo solo appartentemente diviso.
Pensavo oggi a quello che hai scritto...e pensavo, allo stesso tempo, alla esecuzione della pena capitale nei confronti di Saddam Hussein.
Beh...è un po che mi veniva alla mente il fatto del quale ci hai reso partecipi.
Oggi infatti mi rimbombava che anche nel caso di chi, pur " famoso " per crimini commessi, per sua mano o anche per intermediazione, l'evento morte sia dietro l'angolo; evento che in questo caso si è manifestato, secondo me, sotto una crudeltà particolare di cui l'uomo è il più grande amplificatore.
Qualcuno potrebbe anche insinuare che il Dittatore ha avuto ciò che ha egli stesso creato ma non credo si possa nascondere un particolare sgomento che per ogni morte, per ogni perdita umana, si nasconde negli occhi di chi la " guarda e di chi la vive"
Forse, per certi versi è quel guardare che la rende cosi crudele ma ancora di più quel viverla a più livelli che la rende partecipata.
Ci si rende conto di quanto una persona sia indifesa e la paura assieme alla rassegnazione, in essa prendono il sopravvento.
Per questo caso non si ha nemmeno la fortuna di conoscere la notizia di una nascita.
Mi chiedevo quindi se alla morte di Saddam, ne sarebbe appunto seguita una .
Che sia un bambino in carne ed ossa, la quale possa risollevare l'animo di qualche genitore o un bambino figurato che può identificarsi con una nuova democrazia per quei Paesi...è pur sempre una nascita; ma in entrambi i casi nutro dubbi.
Ma quello al quale mi viene insistemente da pensare è che, per come " viaggia " il mondo attraveso le sue esperienze, è pressocchè inservibile una morte mediatica poichè l'esempio, come quello reso attraverso la pena capitale, non serve a mio avviso a nulla. A nulla servono le giustificazioni che si vogliono attribuire a quest'evento. Nulla può essere identificato come " morte politica " o sigillo di chiusura tra una manifestazione " malefica " ed una, quella che si presume ne possa derivare, democratica.
Va posta secondo me una differenza di fondo tra come è avvenuta la morte di tua zia, che nella sua vita ha fatto quello che poteva, come poteva e secondo le sue capacità, da quella che ha segnato nello stesso modo la vita di Saddam Hussein; vista per sua sfortuna ma anche per nostra: è la Violenza che si pone come linea di demarcazione tra le due!
Tua zia ha lasciato un segno nella sua vita. Allo stesso modo il Dittatore Iracheno ha agito secondo quelle che erano le sua attitudini. Sia chiaro...non lo giustifico, ma questo non significa che lo giudico per ciò che ha commesso.
Ma..la differenza sostanziale insomma va posta in come ambedue hanno lasciato lo spazio aperto. Non tanto per loro che sono andati quanto invece per coloro che rimangono, ciò dovrebbe essere d'insegnamento.
E'... come dire...se lo "spazio " lasciato da tua zia sia stato presto colmato da una nuova vita poichè quello " l'ha Creato" la Natura.
Al contrario lo spazio dischiuso forzatamente, derivante dalla uccisione di Saddam Hussein è una apertura che non ha nulla di Naturale ossia nulla che può identificarlo come collegamento tra una " vecchia " ed una " nuova " esistenza!
Se un bambino, nella sua innocenza ha preso il posto di tua zia ciò potrebbe non valere nel caso della morte che televisioni e giornali hanno riportato per l'ex Rais: crudele quanto ciò che aveva commesso, appunto, secondo le sue capacità; crudele a ripercorrere la legge " occhio per occhio..." che in quei paesi, se non ricordo male, ha trovato la nascita.
Alla Natura si è sostituito l'uomo e questo non puo che essere, secondo me, una ulteriore causa di una "nascita" di odio che si riflette sull'andamento Naturalistico della vita umana...
In questo il mio terrore "partecipato" a quella morte in cui in silenzio, il peggiore dei nemici - ma poi nemico per chi? - ha subito la conseguenza.Se da un lato egli stesso ha contribuito a porre in essere quell'odio, dall'altro questo ha trovato terreno fertile per la sua rigenerazione: in questa mancanza l'uomo è artefice del proprio destino. Non è capace di trarre un insegnamento dai sui errori e dalle sue mancanze.
Scusate lo sfogo....
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Dr. Marc Haven
“Non deve essere l’alba di luce che deve iniziare ad avvisare la tua anima di tali doveri giornalieri e dell’ora in cui gli incensi devono bruciare sui fornelli; è la tua voce, solo lei che deve chiamare l’alba di luce e farla brillare sulla tua opera, alfine che tu possa dall’alto di questo Oriente, riversarla sulle nazioni addormentate nella loro inattività e sradicarle dalle tenebre in cui versano.”
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